La guerra lampo (che lampo non sarà)
La
guerra durerà poco, ne sono tutti certi: politici, generali,
opinione pubblica. Questa illusione durerà poco.
L'”entusiasmo”
per lo scoppio della guerra
Nel
1914 i giornali pubblicano foto di folle entusiaste, che acclamano lo
scoppio della guerra nelle capitali belligeranti d'Europa. Queste
folle ci sono state, ma si tratta di un fenomeno esclusivamente
urbano e che coinvolge più che altro giovani delle classi medie, per
lo più istruiti. La guerra esercita il suo fascino soprattutto su di
loro: studenti di interi corsi universitari partono volontari, in
Germania come in Gran Bretagna. Per i giovani uomini la guerra
rappresenta un'occasione di auto-realizzazione, di dimostrazione di
valore. Rispondono agli appelli pubblicati sui giornali, si sentono
pronti a salvare la patria in conflitto che quasi tutti si aspettano
molto breve. Sotto il sole d'agosto, la guerra sembra ai ragazzi una
splendida avventura, finalmente una prova da effettuare con i propri
compagni di università.
Anche
il filosofo Ludwig Wittgenstein scrive una lettera, prima di
arruolarsi come semplice fante nell'esercito austro-ungarico: “Ora
mi è data la possibilità di diventare un essere umano più
dignitoso, perchè vedrò la morte negli occhi”. Nel suo diario di
guerra, tuttavia, si esprimerà in modo meno ottimistico: “Sento
oggi più che mai il tragico destino delle nostra situazione –
quella della razza tedesca. Che non vinceremo mai contro
l'Inghilterra è sicuro. Gli inglesi – la miglior razza del mondo –
non possono perdere” (la partecipazione alla guerra non gli impedì
comunque di completare la sua opera più famosa, il Tractatus
logico-philosophicus).
Tra
gli uomini che vivono in campagna invece non si diffonde alcun
entusiasmo. Andare in guerra significa abbandonare i campi e quindi
lasciare la propria famiglia senza sostentamento.
Il
piano (quasi) perfetto dei tedeschi: conquistare la Francia in 42
giorni
La
possibilità di una guerra europea aleggiava in realtà da tempo. Non
è un caso che già nel 1905 il generale tedesco Alfred von
Schlieffen avesse studiato un piano per difendersi su due fronti,
quello russo e quello francese. Era la risposta militare alla notizia
dell'Intesa cordiale, cioè l'alleanza stipulata da Francia e
Inghilterra nel 1904 per il reciproco riconoscimento di sfere
d'influenza coloniale (e che diventerà Triplice Intesa nel 1908 con
l'ingresso della Russia), ma che di fatto aveva saldato un'alleanza
anche in caso di conflitto.
Il
piano Schlieffen prevedeva di evitare alla Germania un impegno su due
fronti, quello occidentale e quello orientale, attraverso la “presa
a tenaglia” della Francia, cioè l'accerchiamento su due fronti
dell'esercito francese.
L'intera
operazione sarebbe dovuta durare sei settimane, cioè esattamente 42
giorni, e arrivare alla conquista della Francia prima che la Russia
avesse concluso la sua sua lentissima mobilitazione e fosse così
pronta a combattere sul fronte orientale.
Il
piano non era male, ma non funzionerà. Vediamo perchè.
I
tedeschi lanciano un ultimatum al Belgio (commettendo un errore
psicologico madornale)
Gli
strateghi tedeschi avevano badato poco all'impatto politico che
avrebbe avuto l'invasione di un paese neutrale, che di fatto
provocava l'entrata in guerra del Regno Unito.
La
presa a tenaglia è l'unica proposta strategica dei militari
tedeschi. Tocca ai politici “avvertire” il Belgio neutrale che
dovranno invaderlo...rassicurando però che, se collaborerà,
verranno rimborsati gli eventuali danni causati dell'esercito.
Nel
caso in cui il Belgio, invece, decidesse di opporsi alle truppe
tedesche, “la Germania, suo malgrado, si vedrebbe costretta a
trattarlo come un nemico”.
Perchè
i tedeschi decidono di mandare un ultimatum (per quanto di sole sei
ore, per volontà del generale Helmuth von Moltke), bruciandosi così
l'effetto sorpresa sui francesi? Perchè sperano, compiendo la
cortesia prima di invadere, di evitare l'intervento britannico.
Un'ora
dopo l'arrivo dell'ultimatum, i ministri belgi si riuniscono con il
re e sono concordi nel rifiutarlo: “Il governo belga, accettando le
proposte, sacrificherebbe l'onore della nazione e nello stesso
momento tradirebbe i suoi doveri di fronte all'Europa”.
La
risposta, subito diffusa dall'agenzia Havas, scatena una tempesta
mediatica in tutta Europa. Un'ondata di entusiasmo patriottico si
riversa su l Belgio: tutti i partiti, anche i socialisti, promettono
di difendere il proprio paese.
In
Germania rimangono allibiti di fronte alla risposta belga, “Poveri
matti! Non li vogliamo ferire, ma se si mettono di traverso sulla
nostra strada verranno schiacciati come polvere”, pare che abbia
detto un diplomatico.
[Moltke,
il Federalgenerale (con una passione per il nudismo)
Il
capo dell'esercito tedesco nel 1914, Helmut von Moltke, è da molti
reputato uno dei colpevoli della sconfitta tedesca. E' noto come
Moltke il Giovane, per distinguerlo dal leggendario zio Helmut von
Moltke il Vecchio, uno dei più famosi generali tedeschi, che aveva
guidato le truppe nella vittoria sulla Francia nel 1870-71. Il Kaiser
aveva messo il Giovane a capo dell'esercito tedesco, nonostante la
sua scarsa esperienza e le perplessità di molti, proprio perchè
pensava che la genialità dello zio fosse passata al nipote. Qual'è
la colpa che viene attribuita al Giovane? Aver modificato il piano
Schlieffen. Secondo molti, il progetto tedesco avrebbe funzionato, se
fosse stato applicato nei dettagli. Secondo altri invece il piano era
fallimentare dall'inizio, perchè troppo rigido, troppo “tedesco”,
incapace di prevedere le reazioni umane. Sicuro è che la vita
militare fu distruttiva per tutti: Schlieffen morì nel 1913 e
Moltke, che dopo la battaglia della Marna ebbe un esaurimento
nervoso, andò dall'imperatore e gli annunciò che la guerra era
perduta. Fu immediatamente sostituito da Erich von Falkenhayn che,
tre anni dopo, morì stroncato da un infarto. Eppure Moltke aveva
un'originale apertura culturale per essere un militare: sua moglie
Eliza era fedele seguace di Rudolf Steiner e appassionata di
occultismo, e lui stesso fu uno degli iniziatori della Frei Korper
Kultur, quel fenomeno tutto tedesco del culto del corpo nudo, tanto
che fu addirittura patrono di un ballo mascherato di nudisti.]
La
Gran Bretagna interviene per difendere l'onore (e per qualche calcolo
di convenienza)
Naturalmente
anche la Gran Bretagna segue in grande fibrillazione il corso degli
eventi e, come scriverà il ministro degli esteri Sir Edward Gray,
decide di intervenire per una “questione d'onore”, per il suo
impegno nei confronti del Belgio e della Francia. Ma la difesa
dell'onore raramente basta a portare un paese in guerra. Il vero
problema per i britannici è che, come ammetterà Grey stesso, la
vittoria tedesca avrebbe resso la Germania “padrona di tutta
l'Europa continentale e dell'Asia Minore”. Inoltre la neutralità
del Belgio è essenziale al Regno Unito, che ha bisogno di un approdo
sicuro nei grandi porti commerciali, come quello di Anversa.
Lo
“stupro” del Belgio
I
politici belgi si fidavano della neutralità del loro paese,
garantita già nel 1839 dal Trattato di Londra e confermata dalla
Convenzione dell'Aja nel 1907. Proprio per la fiducia riposta nella
propria neutralità, il Belgio è impreparato dal punto di vista
bellico: l'artiglieria è obsoleta, con soltanto 342 cannoni in
pessimo stato e un centinaio di mitragliatrici. Non per niente i
tedeschi lo chiamano “esercito da operetta”.
Di
fronte al rifiuto della collaborazione, i tedeschi non si danno
limiti e compiono violenze anche sui civili, devastando intere città
(danno fuoco anche fuoco alla biblioteca universitaria di Leuven, che
contiene oltre 300.000 libri e manoscritti medievali).
Il
fronte dell'Intesa amplifica i crimini dell'invasione tedesca
definendolo “lo stupro del Belgio”, per convincere i volontari a
partire e per raccogliere fondi. Anche in Italia la propaganda pesca
a piene mani tra i crimini tedeschi e, calcando la mano, li utilizza
per fantasiosi racconti traculenti.
[
Lo strano caso dei bambini con le mani mozzate (ovvero: le fake news
prima delle fake news)
Che
i nemici vengono sempre dipinti come dei mostri, si sa. Che spesso si
esageri un po', che si calchi la mano, è noto. E successe anche nel
1914, in Belgio. “Il comitato per indagare le voci sulle attrocità
in Belgio”, voluto dal primo ministro inglese Herbert Asquith,
aveva descritoo mostruose crudeltà commesse dall'esercito tedesco:
donne incinte stuprate e con seni amputati, persone crocifisse,
impalate, accecate e poi, il tocco finale, il famoso caso dei bambini
con le mani mozzate.
Il
resoconto del Comitato divenne subito un best seller, tradotto in
trenta lingue, grazie anche all'appoggio di sostenitori influenti,
come lo scrittore britannico Arthur Conan Doyle.
Anche
l'Italia ebbe la sua versione, il libro Sangue Belga, che non si
limitò alla traduzione, ma aggiunse particolari raccapriccianti,
come la storia delle “bimbe mutilate dei piedi e obbligate a
correre sui moncherini per il passatempo spirituale della soldataglia
tedesca”.
Si
trattava di una sequela di esagerazioni, che però ebbe una grande
presa sul pubblico. Durante la guerra uno dei pochi che ne denunciò
la falsità fu il filosofo Benedetto Croce, mentre dopo il conflitto
una commissione dimostrò definitivamente che erano per lo più
menzogne. Ma con un fondo di verità: la storia delle mani mozzate ai
bambini non era nata per caso. Peccato che fosse stato proprio il
Belgio a utilizzare questa brutale pratica nella sua colonia in
Congo, per costringere gli abitanti riottosi a raccogliere il caucciù
per la Compagnia belga. Un orrore, che si unsice allo sterminio di 9
milioni di congolesi, avvenuto durante i 23 anni di colonizzazione
belga.]
I
francesi incassano e sembrano sconfitti nella battaglia delle
Frontiere
L'inizio
della guerra sembra essere favorevole per l'esercito tedesco, che è
considerato il più forte al mondo. I tedeschi sono meglio
equipaggiati, con la modernissima divisa grigio militare e l'iconico
elmo chiodato di cuoio (che verrà sostituito nel 1916 dal più
efficace elmetto d'acciaio), e soprattutto hanno compreso la potenza
di fuoco delle nuove armi, con la potente mitragliatrice MG08.
I
francesi, guidati dall'anziano Joseph Joffre, grande sostenitore
della guerra in attacco, portano giubba blu e appariscenti pantaloni
rossi, considerano le mitragliatrici poco affidabili e puntano
sull'assalto allo scoperto con la baionetta. Di francesi si
difendono. Sono numeri enormi Durante gli scontri tra il 14 e il 24
agosto 1914, noti come battaglia delle Frontiere, un milione e mezzo
di tedeschi oltrepassano i confini tra Belgio e Francia e oltre un
milione di francesi si difendono. Sono numeri enormi, come enormi
sono anche le perdite (intese come morti e feriti): nei primi dieci
giorni di guerra i tedeschi perdono 57.000 soldati e i francesi
80.000.
[
Le battaglie che non sono vere battaglie
La
battaglia delle Frontiere è forse una delle poche battaglie nel vero
senso del termine – all'antica, potremmo dire – della Grande
Guerra, perchè vede un confronto diretto tra due numerosi eserciti
schierati in campo aperto: quindi uno scontro localizzato, bene
definito nello spazioe e nel tempo. Fino ad allora le battaglie erano
state in genere scontri violenti, ma concentrati: avevano un inizio e
una fine e si svolgevano in un breve lasso di tempo. Tutta la Prima
guerra mondiale sarà puntellata di battaglie dai nomi suggestivi:
battaglia della Marna (settembre 1914), Verdun (febbraio-dicembre
1916), La Somme (luglio-Novembre 1916), Caporetto (ottobre-novembre
1917), Piave (novembre 1918).
Vengono
chiamate battaglie per farle rientrare nell'immaginario tradizionale
di ciò che è sempre stata la guerra, da Maratona a Waterloo, ma si
trattava piuttosto di estenuanti serie di assalti e contrattacchi,
diluiti in un tempo infinito, che consumavano uomini nel corpo e
nella mente per non portare a nulla: si guadagnava a volte solo
qualche metro, per poi rischiare di perderlo nei giorni successivi.
Era questa la micidiale guerra di posizione, vissuta nelle trincee.]
A
questi si aggiungono alcune decine di migliaia di perdite di soldati
britannici, che negli ultimi giorni sono arrivati a dare man forte
agli alleati
Il
miracolo della Marna
Quando
la Germania sembra sul punto di vincere, i tedeschi vengono fermati a
pochi chilometri da Parigi dall'esercito francese, che era stato
raggiunto da un corpo di spedizione britannico meglio addestrato, con
la divisa color kaki e fornito dell'ottima mitragliatrice Vickers. E'
il miracolo della Marna (5-12 settembre 1914), che coinvolge due
milioni di uomini, causa oltre 200.000 perdite e non fa vincere
nessuno. I francesi fanno affluire tutte le forze disponibili
avvalendosi di qualsiasi mezzo, compresi i taxi parigini, requisiti
per favorire il trasferimento dei soldati al fronte. La battaglia
della Marna salva la Francia dalla capitolazione e segna l'inizio
della drammatica guerra di trincea: tedeschi e francesi allestiscono
linee parallele di trincee che vanno dalla Manica alla frontiera
Svizzera. Il fronte rimarrà tale, con piccole modifiche, per tre
anni e mezzo.
Perchè
fallisce il piano tedesco: dalla guerra di movimento alla guerra di
trincea
Il
fallimento del piano Schlieffen-Moltke diventa chiaro con la
battaglia della Marna, che provoca ciò che i tedeschi più temono:
una guerra su due fronti.
Perchè
fallisce? I perfetti piani tedeschi non avevano tenuto conto
dell'imprevedibilità del fattore umano. In primo luogo, la forte
resistenza del Belgio: il piccolo paese infatti non accetta
passivamente l'attacco e, seppure con un piccolo esercito (un decimo
rispetto a quello tedesco), riesce a fermare l'avanzata tedesca. E
anche quando l'apparato militare viene sconfitto, la popolazione
continua a resistere.
In
secondo luogo, la Russia decide di attaccare, nonostante non sia
ancora conclusa la sua pachidermica mobilitazione. Infine, anche il
Regno Unito fa la sua scelta ed entra nel conflitto il 12 agosto
1914. La Germania rimane di stucco e la Blitzhrieg fallisce. Inizia
una nuova fase della guerra: la straziante guerra di posizione.
Appunti
di ricerca BAUM Biblioteca Dipartimento di Studi Umanistici
Università Ca' Foscari Venezia
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