Così si moriva sul Carso in una giornata tranquilla del 1917
- L’attacco è fissato per domattina alle sette. Mentre impallidivano le stelle, la trincea si svegliava. Ormai mancavano pochi minuti; e le salmerie, appena arrivate, scaricavano in fretta il rancio caldo, col desiderio di partirsene al più presto. Insieme col rancio dieci litri di grappa, come surrogato del coraggio. Dieci litri per cinquanta uomini. Ma c’era chi amava più la vita della droga: - Io quella roba non la prendo. Taglia le gambe e fa perdere la bussola. - E chi se ne frega delle gambe e della bussola. Con o senza la bussola all’inferno ci arriviamo lo stesso. Un altro aveva un piano più astuto: - Io bevo, ma la ghirba voglio salvarla lo stesso. Faccio un bel salto avanti e uno indietro. Poi una fucilata sul piede col mio ‘91, proprio in mezzo all’osso. Ma il sergente maggiore aveva sentito: - Un’altra parola, e finisci davanti al plotone di esecuzione. Con un boato profondo, l’artiglieria cominciò puntualmente il suo lavoro. Alte fontane di terra e fumo zampillarono sulle ...
Commenti
Posta un commento