Una giornata in trincea

Mi arriva l’ordine di avanzare della prima linea, mi prendo i miei uomini e per un fosso stretto che non si può camminare arrivo al punto indicato e subito davanti a noi si vedono dei morti di due o tre giorni e mi trovo alla distanza di una ventina di metri dal nemico, ed ora se qualche uno mi dovesse vedere non mi riconosce più perché nemmeno non so se sono vestito di stoffa o se sono vestito di fango, ed ora sono già due notti che perdo, e dove sono non si può dormire […].
Quà si soffre il freddo, fame, non abbiamo nemmeno dell’acqua da bere e se ne avessi un solo bicchiere lo pagherei magari 50 centesimi, anche magari sporca, ed ora penso che già da due giorni in trincea e tre notti sono passati e spero iddio vuole di passare ancora gli altri per andare di nuovo in riposo, e se mi mandano presto ed in questi giorni non si può avere nemmeno del rancio, e non vi parlo né di vestirmi e di spogliarmi perché non mi ricordo, ma pazienza solo che passa presto, e che soffro anche tanta sete, e sono in trincee che sembra impossibile che si possa essere delle genti umane, perché nemmeno le bestie non starebbero.
Diario di Enrico Conti, in Archivio della memoria, Consorzio culturale del monfalconese, Ronchi dei Legionari

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