Di nuovo in trincea, Bosco Lancia, 2-9 settembre 1915
Quella
mattina del 3 settembre si godeva per una splendida giornata, con un
venticello che faceva respirare a pieni polmoni; verso le 11, mentre
regnava la più beata calma, un sibilo acuto, cupo e prolungato, ci
avvisò del sopraggiungere di un obice di grosso calibro!
Infatti
dopo pochi secondi uno schianto terribile, una colonna di fumo
nerastro elevantesi a cinquanta metri d’altezza, che si apriva a
tromba all’estremità superiore, poi una caduta violenta di sassi
di svariata grandezza e di pezzi di tronchi d’alberi buttati e
scaraventati con raccapricciante violenza in tutte le direzioni, ci
avvisava della caduta dell’obice a pochissima distanza da noi!
Le
molte grida di feriti si confondevano con i mille rumori della cadut
dei sassi e delle schegge della granata! Ma, ohibò, quel colpo ne
era l’inizio, perché subito dopo una decina di shrapnel sparati
contemporaneamente, anziché farci accorrere verso i feriti ci
costrinse a rifugiarci in trincea! E mentre non ancora era terminato
lo spavento, ecco sopraggiungere altri due 305 che si abbatterono sul
comando di battaglione seminando la vera strage, senza dar tempo ad
alcuno di porgere aiuto, perché già gli shrapnel scoppiavano a 10 e
15 per volta, ferendo ed uccidendo chiunque si azzardava ad uscire
dai ricoveri. […]
Il
bombardamento durava da quasi tre ore, ed i feriti non si contavano
più; le trincee erano in gran parte abbattute; io mi ero riparato in
una trincea d’un caporale venuto tra i complementi; vidi che le
granate capitavano nella nostra direzione, consiglai a tutti i
soldati di sgombrarla e di rifugiarsi più a sinistra; nessuno volle
seguire il mio consiglio, ma io invocai la Madonna del Carmine in
aiuto e, detto addio agli amici, scappai di li.
Non
mi ero allontanato nemmeno di dodici metri che ebbi il tempo di
rifugiarmi sotto la prima trincea che mi era vicina, perché un 280
si era abbattuto proprio sulla trincea, prendendo il caporale in
pieno e riducendolo a brandelli, e ad un soldato che gli era vicino
venne asportata la gamba destra ed il braccio destro, morendo subito
dopo per emorragia! Fatalità volle che il proiettile non avesse
proprio quella direzione, ma, urtando di fianco e spezzando un pino
colossale, deviasse dalla sua traiettoria e piombasse proprio in
quella trincea, determinando la terribile catastrofe!
Quasi
nell’istesso tempo un 305 abbatteva la mia trincea vuota ch’era
più a sinistra ancora. Il tragico e terribile bombardamento durò
sino a notte alta e, quindi all’alba del 4 settembre tutto era
tornato nella tranquillità, si provvide al soccorso dei feriti, l
trasporto dei morti ed al riattamento della trincee. In quella
orribile giornata in tutto il battaglione avemmo circa 180 morti e
340 feriti! Ridotti quasi a metà. Anche l’artiglieria nostra ebbe
gravi danni, perché ben 9 pezzi furono distrutti, con perdite di
vite umana di circa una trentina!
Michele
Lotti, In trincea sul San Michele, cit., pagg.87-88-89
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