Marcia di avvicinamento alle cave di Fogliano e al bosco di Castelnuovo

La notte precedente la giornata memorabile del 5 luglio (battesimo del fuoco Brigata Ferrara), salimmo, stanchissimi da una lunga marcia, per un sentiero difficile, in una foltissima e tenebrosa pineta, dove da ogni parte fischiavano rabbiosamente le palle, che miracolosamente non ferirono nessuno, perché alte. Ad un tratto si perde il collegamento con il plotone, che marciava in testa. Dove andare, che fare? Ci gettammo a terra, palle fischiavano sempre. Io ero in coda del mio plotone.[…] Dopo un bel tratto, ci fermammo, si serrarono i plotoni, si riunì la compagnia,ed, essendoci delle trincee vuote, ne approfittammo.
I nostri ufficiali ci raccomandarono di non addormentarci, ma le nostre palpebre si erano tanto appensantite che non ubbedivano più, la testa pesava come se fosse di piombo,e, appena seduti a terra, ci addormentammo.[…] Venne l’ordine di avanzare,e,sotto la pioggia di piombo dei strapnel la compagnia si dispose ad uscire dal bosco. Movemmo all’assalto del trincerone nemico. Proiettili di ogni sorta piovevano incessanti. Un proiettile ferì il viso del capitano che non volle lasciare il suo posto fino a che una seconda palla non lo costrinse a ritirarsi. Il tenente Siconolfi volle accompagnarlo, dandogli appoggio. Fu proprio mentre ritornava alla mischia che cadde per non rialzarsi...Passandogli accanto lo guardai un momento, aveva la fronte rivolta al cielo, gli occhi semichiusi, la bocca sorridente. Ora dorme assieme ai suoi compagni d’arme, caduti lo stesso giorno, la dove cadde.
Tratto da Rivista eroica, anno 1919, p.542

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