La Caporetto di un granatiere, Gradisca d'Isonzo 25 ottobre 1917
La
notte del 25 si sentì un gran movimento di porta ordini, che
all’insolito quando si notava questo qualcosa di nuovo ciera certo,
e tutto si apprestava al vero, di quanto si pensava, ma no certamente
la ritirata, il giorno stesso pronti di nuovo e ci portarono verso
Gradisca ove per la strada si incontravano tanti Reggimenti di tutte
le qualita che si ritivano, e in vecie noi meravigliati si andava in
contro al nemico, e tanti ci dicevano che i tedeschi avevano già
occupato tanti bei nostri Paesi, e per questo si potè sapere che
avevano sfondato dalla parte di Caporetto, e pure noi si doveva
abbandonare il carro, cosi noi stavamo a proteggere l’a ritirata, e
fummo costretti a Gradisca di scaricare l’emitragliatrici che il
nemico scendeva dal S. Michele per oltre-passare l’isonzo, cosi si
pote dare fuoco al Ponte di legno e alla Passerella che stava proprio
di fronte fra Gradisca e il S. Michele, distrutto il ponte dovemmo
pure noi abbandonare ritirandosi, però quello che era brutto avendo
sempre alle calcagnie il nemico, e ogni Paese bisognava fare delle
scariche di Mitragliatrice per tenere sempre a distanza, fino che
tutta la truppa potesse ritirarsi ordinata, però pure l’oro ci
tiravano come dannati, Mitraglia e cannoncini di piccolo calibro su
autoblindate, e per tanti paesi che si atraversò fu una vera via
crucis dove giungemmo nei Paesi di Lestizzia e Flambro, sempre sotto
una pioggia dirotta, e la peggio che toccò annoi fu proprio in
questi due Paesetti, credevamo la via aperta e in vecie eravamo già
circondati dal nemico; siamo gia nella notte fra il 30 e 31 Ottobre
quello che sto narrando, con noi avevamo due pezzi di Artiglieria da
75 per protezzione, il nostro Colonnello si accorge della manovra del
nemico, e in questo paese che eravamo da ordine di baricare tutte le
strade con carri scale tutta roba che poteva trovare per le stalle di
contadini, e poi si fa piazzare pure noi con le nostre mitraglie e
dicendo si aspettano al varco, quando il nemico si accorge del nostro
movimento tenta in quel punto di poter sfondare, ma invano perché
noi eravamo già piazzati bene, e di loro quanti neveniva avanti e
quanti ne gadevano, e dopo unpò di tempo noi eravamo già presi
anche alle spalle, le pallottole della mitragliatrice e della
fucileria nemica, faceva strage su di noi, all’ora il nostro
Colonnello tenta l’ultima carta dicendo in tutte le maniere bisogna
sfondare in quel punto, e ordina baionette in canna e queste furono
le sue parole avanti Granatieri col vostro Colonnello e lui e il suo
aiutante Maggiore furono i primi colla rivoltella impugniata dicendo
avanti avanti ma il nemico aveva già piazzato tante di quelle
Mitragliatrici che in quel punto e ben difficile scamparla; e quando
il nemico sente quelle parole gridate dal nostro Colonnello all’ora
il fuoco che sembrava di essere all’inferno, eravamo già a qualche
metro da l’oro ma non si poteva a nessun costo di sfondare, come
ripeto dalla grande fucileria, e fu che io mi trovavo presso
l’arma della mi a mitragliatrice, che mi sento arrivare un colpo
che una pallottola mi passò il braccio destro, “……..” mi
fecie l’efetto come di morire, ma quando sentì che le gambe erano
sempre buone abbandonai l’arma, che già stava per mancarli le
munizioni, perché quelli che la portavano erano rimasti morti e
feriti, e fu che io trovando una fossa che stava di fianco alla
strada mi ci buttai dentro, per potermi di fendere da altre
pallottole perché io ormai ero messo fuori di combattimento essendo
stato ferito al braccio destro, e fu che dentro in questa fossa
trovai altri granatieri feriti pure loro; e più proprio in quel
punto in mezzo alla strada sempre colla rivoltella in pugno ciera il
nostro Colonnello Spinucci ucciso, e più nostro tenente medico e il
Cappellano del Reggimento che incoraggiavano noi feriti dicendo non
ce niente da fare aspettare l’alba per poter trovare una via di
scampo; e fu che mi potette fasciare alla meglio con un fazzoletto
per non perdere tanto sangue, ma dopo un momento che eravamo li,
tanto nel fra tempo il medico e il Cappellano se ne andarono per
vedere se potevano trovare l’astrada per ritirarsi, e la peggio
toccò noialtri, vediamo arrivare una pattuglia nemica colle
baionette innestate e uno colla rivoltella in pugno imprecando
bestemmiando ma non si capiva nulla, e uno di questi che si trovava
fra noi fece per alzarzi, e questo colla rivoltella gli sparò un
colpo, e io dissi fra me, vedendo questo barbaro prodigio, anche per
me è suonata la mia ora, e in vecie ci presero e ci portarono in una
chiesetta poco distante, che a poco a poco si empi tutta di feriti
del mio Reggimento.
(Al
colonnello Emidio Spinucci, comandante del 2° granatieri, il 3 marzo
1918 venne conferita, alla memoria, la medaglia d'oro al valor
militare con questa motivazione: "Veterano glorioso del Carso,
capo sapiente ed insigne, gregario eroico, primo sempre a procedere,
a ripiegare ultimo. In un fiero attacco notturno, eccezionalmente
arduo per gravi e speciali condizioni di manovra, balzando alla testa
dei suoi granatieri, li trascinò seco come folgori all’assalto del
soverchiante nemico e cadde col nome d’Italia sulle labbra
frementi, donando la vita alla Patria, il nome e l’esempio ai
ricordi gloriosi della nostra storia. Carso-Piave, 28 - 30 ottobre
1917" Ndr)
Dal
diario di Cesare Unti militare,
1° e 2° reggimento, brigata Granatieri
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