18 novembre 1916, termina la battaglia delle Somme

Al mattino la nebbia è fitta e glaciale. La gelata notturna ha cristallizzato le campagne dell’Ancre. I britannici guadagnano ancora un po’ di terreno, ma i sacrifici sono troppo alti e le condizioni troppo avverse. Il Generale Haig e il Comando Alleato dicono basta: il 18 novembre si conclude la battaglia della Somme, uno dei più spietati tritacarne mai visti. Dopo quattro mesi e mezzo d’inferno il paesaggio è scarnificato: «I boschi son stati divelti, sminuzzati, impastati con il fango e seppelliti. Di loro ci si ricorda solo per le pennellate di verde sulle mappe d’ordinanza». Tabula rasa. Dei villaggi, macinati in farina di case, restano solo elementari e polverose chiazze grigiastre di tritumi, come letti di ghiaia scaricati da un fiume in piena. Il cannone ha cancellato ogni cosa, ben oltre qualsiasi velleità d’identificazione. Al massimo si intuiscono le forme di qualche campanile scotennato.
Ora è tempo di fare un bilancio. Questo pandemonio è servito a qualcuno? Ma neanche per idea. Sì, negli ultimi mesi gli Alleati hanno strappato qualche chilometro, ma nulla di decisivo, neanche il minimo indispensabile.
Gli obiettivi principali non sono mai stati raggiunti: Péronne e Bapaume restano in mani tedesche. E anche a ragionare sulle perdite non gira bene per l’Intesa. Sono stati sperperati treni d’esplosivi e innumerevoli registri d’anagrafe. Alcuni reparti sono scomparsi nel nulla, annientati fino all’ultimo uomo. I britannici hanno perso 420.000 soldati, di cui 131.000 morti; i francesi si attestano intorno ai 200.000 tra caduti, feriti e dispersi; i tedeschi sono stimati in mezzo milione. Fare due calcoli è facile: gli Alleati hanno subito circa 100.000 perdite in più del nemico e il totale supera di tanto il milione. Né vincitori, né vinti. Solo un profondo, indistinto e raccapricciante cimitero d'anonimi, ecco cosa è stata la battaglia della Somme. Londra ha vissuto il più imponente dramma della sua Storia militare. Un olocausto in cambio di un altro inutile pareggio, l’ennesimo nulla di fatto. Il fronte tedesco si è piegato, poco, ma non si è rotto.
Come dice il saggio: se Atene piange, Sparta non ride. Un paio di riflessioni le fanno anche a Berlino e in particolare le fa Ludendorff, braccio destro di Hindenburg: «La superiorità del nemico sarebbe stata ancor più evidente nel 1917. Altre “battaglie della Somme” sarebbero potute scoppiare in vari punti, rendendo quasi impossibile resistere senza il tempo di riposare e accumulare materiali. La nostra posizione era difficile e ancor più arduo era trovare una via d’uscita. Non potevamo neanche contemplare l’idea di lanciare un’offensiva, perché ogni nostra riserva era destinata alla difesa. Ed eravamo in una posizione sfavorevole anche dal punto di vista economico. Se la guerra fosse proseguita a lungo, la nostra sconfitta pareva inevitabile».
Davide Sartori 

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