L' Occupazione del Monte Nero

Partendo dalle posizioni faticosamente conquistate e difese nelle settimane precedenti, l’azione fu effettuata nella notte tra il 15 e il 16 giugno.
L'ordine delle operazioni, firmato dal maggiore generale Etna, comandante dei gruppi alpini "A" e "B", prescriveva che l'azione si effettuasse nella notte, dopo che, per tutta la giornata, la batteria di obici pesanti campali avesse battuto i trinceramenti e il terreno dell'attacco:
«in simile operazione» aggiungeva «bisogna cercare di agire di sorpresa.
Impiegarvi poca forza che avanzi a spizzico mantenendosi però ben collegata nel senso della fronte e della profondità. Attestarsi a successivi appigli da fissarsi possibilmente durante il giorno, quindi riunirsi, intanto che i piccoli gruppi avanzano sull'appiglio successivo.
È necessario evitare qualsiasi rumore, non si deve rispondere al fuoco che i posti nemici facessero, non è col fuoco, in simili casi, che si può pensare di riuscire, ma con la ferma volontà di vincere a qualunque costo, col cuore saldo e con la baionetta.
Raggiunto l'obiettivo, rafforzarvisi e non abbandonarlo a nessun costo».
Nell'azione furono impiegate sei compagnie alpine dei battaglioni "Susa" ed "Exilles": quattro compagnie del "Susa" dovevano salire verso la cuspide del M. Nero da nord, due' dell' "Exilles" da sud.
«Il battaglione "Exilles" attaccò con le compagnie 84^ (capitano Arbarello) a sinistra, sull'orlo di un precipizio, e la 31^ (capitano Rosso) a destra, ascendendo per il rapido piano inclinato; [...] il battaglione Susa doveva attaccare lungo la cresta con la 35^ (capitano Varese) appoggiata dalla 36^' (capitano Bianco) mentre la 85^ (sottotenente Barbier) e la 102^ (capitano d'Havet) avevano il compito di avanzare verso il M. Lemez».
L'84^ compagnia, alla quale spettava il compito di punta avanzata, «mosse dal Kozliak alle ore 24 ed ogni alpino portava un sacchetto pieno di terra per servirsene eventualmente quale riparo», mentre la 31^ con la quale doveva ricongiungersi, si avviava verso la vetta da Planina Za Slap: «nella notte illune, la marcia delle due compagnie procedette senza che il nemico se ne avvedesse: il presidio stesso della vetta del M. Nero, effettuando lavori di rafforzamento, non poteva distinguere il rumore sia pur lieve, per le precauzioni prese, degli alpini in marcia sul terreno roccioso.
Le vedette austriache videro gli alpini solo verso le 3,30 e aprirono il fuoco: immediatamente il sottotenente Picco si slanciò all'assalto con la pattuglia di punta, seguito dal capitano Arbarello e dal plotone di testa dell'84^ compagnia e subito dopo da tutti gli altri.
Dopo breve resistenza, i difensori, sopraffatti, fuggirono, lasciando sul terreno 18 morti e 10 prigionieri».
Con la stessa efficacia, le compagnie del "Susa" raggiungevano i propri obiettivi prima dell'alba, dopo aver attraversato il nevaio ghiacciato sottostante M. Vrata per aggirare le posizioni austriache: nell'operazione acquistava particolare merito la 35^ compagnia, condotta dal capitano Vittorio Varese in un attacco perseverante e decisivo.
Alle 4,45 del 16 giugno la conquista del Monte Nero era compiuta con un'azione esemplare che, se non valeva ad accelerare i tempi dell'avanzata, era però destinata a suscitare enorme interesse nell'opinione pubblica nazionale e ad accreditare il prestigio delle truppe alpine.
Le eccessive prudenze del comando del IV corpo d'armata avevano trasformato in una faticosa avanzata di tre settimane ciò che avrebbe potuto essere un rapido colpo di mano iniziale, ma negli episodi in cui erano stati impiegati i battaglioni alpini avevano dimostrato affidabilità e valore.
Di qui l'orgoglio, unito all'amarezza per i caduti, che caratterizza la canzone "Monte Nero" scritta dall'alpino Domenico Borella subito dopo l'azione e presto diventata popolare in tutto il corpo:
« Monte Nero, Monte Nero / traditor della patria mia / ho lasciato la casa mia / pervenirti a conquistar.
Per venirti a conquistare / ho perduto tanti compagni / tutti giovani sui vent'anni / la sua vita non torna più.
Spunta l'alba del sedici giugno / comincia il fuoco d'artiglieria / terzo Alpini è sulla via / Montenero a conquistar.
Arrivati a trenta metri / dal costone trincerato / con assalto disperato / il nemico fu prigioniero.
Il Colonnello che piangeva / a.veder tanto macello: “fatti coraggio alpino bello / che l'onore sarà per te”»
Il Sottotenente Alberto Picco, che trovò la morte in questa azione per cui fu decorato con M.A.V.M., era nato a la Spezia nel 1894.
Giovanissimo fu tra i fondatori dello Spezia Calcio, squadra di cui fu consigliere, tesoriere, giocatore e capitano.
Al suo nome fu intitolato lo Stadio Comunale costruito nel 1919 e nel quale ancor oggi la squadra dello Spezia gioca le sue partite casalinghe.
Al suo nome era stato intitolato il maestoso Monumento-Rifugio eretto nel 1928 sul luogo della sua norte e che venne demolito dalle autorità jugoslave nel 1951
Il Capitano Vincenzo Albarello era nato a Torino nel 1874, soprannominato "el pare" dai suoi Alpini e conosciuto anche come "il conquistatore del Monte Nero", fu un brillante e valoroso ufficiale che trovò la morte insieme ad altri 15 soldati quando il 2 apile 1917, nei pressi di Casera Turrie (Alpi Carniche),  una valanga travolse i baraccamenti in cui era alloggiato.
Pagina del gruppo Grande Guerra 1915-1918

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