Fucilazione di un soldatino

Alle 6 del mattino comincia quel grande memorabile bombardamento da Tolmino al mare. Il draken fa ascensione, io corro all’osservatorio antiaereo e vedo l’Hermada avvolta tra nembi di fumo. Alle 18 dietro i cespugli di una trincea viene fucilato un soldatino del 226 Fanteria disertore. È del 97 completamente sbarbato. L’angoscia mia è terribile non faccio altro che scendere e salire dall’osservatorio. Giunge il camion che lo conduce. Scende è abbastanza calmo. Raccomandò sua madre ai presenti, volle abbracciare tutti, si raccomandò che non gli tirassero al viso, incrociò le braccia e attese la scarica. Il viso rimase salvo. Una pallottola gli forò l’inguine, un’altra il polso, due il polmone destro trafissero, una la coscia sinistra passò da parte a parte e l’ultima, la sesta la spalla destra colpì. Giaceva a terra tranquillo come se dormisse, il sangue germogliava lento dalle ferite e in picciol rigagno correndo lungo la sinuosità del petto si riversava a terra. Era un bel ragazzo bruno e simpatico, pareva un fanciullo e morì rassegnato e con coraggio. Figlio unico di madre vedova (povera madre!) era siciliano. L’impressione che ritrassi da questa fucilazione fu enorme e mai si cancellò dal mio ricordo
Amedeo Fani – Il mio diario di guerra


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