Il mutuo possesso dei dieci mondi
I dieci mondi in origine erano
considerati dieci luoghi fisici distinti in cui gli esseri viventi
nascevano come conseguenza del karma che avevano accumulato. Così
gli esseri umani nascevano nel mondo di Umanità, gli animali in
quello di Animalità e gli dei nel mondo di Cielo. Nel buddismo di
Nichiren i dieci mondi vengono invece descritti come condizioni
vitali potenziali che tutte le persone possono manifestare. In ogni
momento uno dei dieci appare e gli altri nove restano latenti; ma il
potenziale per il cambiamento è sempre presente.
Questo principio viene chiamato
“mutuo possesso dei dieci mondi”, concetto secondo cui ciascuno
dei dieci mondi contiene in se stesso i dieci mondi. Così, una
persona che al momento vive lo stato di Inferno, in un istante
successivo potrebbe continuare a vivere la stessa condizione oppure
manifestarne una delle altre nove. L'implicazione fondamentale di
questo principio è che tutte le persone hanno sempre presente dentro
di sé il potenziale della Buddità. E altrettanto importante è il
fatto che la Buddità si trova nella realtà delle nostre vite nei
nove mondi, non in qualche luogo separato.
Nel corso di una giornata
sperimentiamo di momento in momento diverse condizioni legate alla
nostra interazione con l'ambiente. La vista di una persona sofferente
può far scaturire in noi il compassionevole stato di Bodhisattva,
oppure la perdita di una persona cara può farci sprofondare nel
mondo di Inferno. Ogni persona ha comunque una o più condizioni
vitali intorno a cui ruotano le sue attività e la sua vita o alle
quali tende a ritornare, nel momento in cui vengono meno gli stimoli
esterni. Questa viene definita la tendenza vitale di base, ed è
stata formata da ciascun individuo con le proprie azioni. Scopo della
pratica buddista è elevare questa tendenza vitale di base e giungere
a stabilire la Buddità come punto focale della vita di ognuno.
Fare della Buddità la nostra
tendenza vitale fondamentale non significa privarci degli altri nove
mondi. Tutti questi stati sono parte integrante e necessaria della
vita. Senza vivere noi stessi le sofferenze del mondo di Inferno non
potremmo mai provare una compassione sincera per le altre persone.
Senza i desideri istintivi che animano i mondi di Avidità e
Animalità ci dimenticheremmo di nutrirci, di dormire o di
riprodurci, e saremmo condannati all'estinzione. Anche facendo della
Buddità il fulcro della nostra vita, continueremo in ogni caso a
vivere le gioie e i dolori dei nove mondi.
Ma
non ne saremo dominati e non identificheremo noi stessi soltanto in
relazione a essi. Basati sulla tendenza vitale della Buddità, i nove
mondi saranno armonizzati e funzioneranno a nostro e altrui
beneficio.
Materiale
di Studio Buddismo di Nicheren Daishonin - Una vita felice –
Introduzione alla pratica Buddista
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