La decima battaglia
"Dalla
testa di ponte di Plava, la Brigata "Udine" partì
all'assalto di q. 383 e la prese d'un balzo: ebbe appena il tempo di
trincerarsi, che fu subito martellata dall'artiglieria austriaca. La
Brigata "Firenze" e la "Avellino", che avevano il
compito di espugnare il Kuk e il Vodice, traversarono l'Isonzo su
passerelle e incontrarono immediatamente feroce resistenza. La
"Firenze" (127° e 128° reggimento fanteria), suddivisa in
cinque colonne , attaccò il Kuk frontalmente, "sfidando un
terribile fuoco l'interdizione". Quattro delle cinque colonne,
benché protette da 200 cannoni italiani, il cui fuoco convergeva
sulla cima, furono assottigliate e fermate a mezza costa; la quinta
riuscì ad arrivare a pochi metri dalla vetta e si arrestò sul far
della sera, per trascorrere la notte in quella incomoda posizione.
Nel frattempo la "Avellino" (231° e 232° reggimento
fanteria) pur subendo orribili perdite raggiunse il costone che
congiunge il Kuk col Vodice, espugnò una parte dei fortini di
Zagomila e risalì lungo la cresta del displuviale verso la vetta del
Kuk. Nel pomeriggio del 15, caduto sul campo il Colonnello comandante
del 232° fanteria, la vetta del monte fu raggiunta; ma non erano
terminati i combattimenti, perché gli Austriaci, nella maggior parte
dalmati, continuavano ad opporre strenua resistenza entro le caverne
in cui si erano rintanati, in attesa di un non impossibile soccorso.
Fu necessario snidarli con bombe a mano e fuoco di mitragliatrici
dagli ingressi occidentali; si impegnarono anche furiosi corpo a
corpo alla baionetta: molti Austriaci riuscirono però a ritirarsi
dagli sbocchi orientali.
Non
appena le cime cambiavano padrone, tosto l'artiglieria austriaca
cominciava a bersagliarle di giorno e di notte, aiutata da fasci di
proiettori, che illuminavano con poderose lampade ad arco il campo di
battaglia: un gruppo di disertori, che cercavano di darsi prigionieri
ai nostri, fu inseguito da sciabolate di luce e fatto segno a tiro
violentissimo.
In
tre giorni di asperrimi combattimenti, le Brigate "Udine",
"Firenze" e "Avellino" persero 300 ufficiali e
6000 soldati, non pochi dei quali fatti fuori dalla nostra
artiglieria.
La
conquista della cima del Vodice (quota 652), affidata inizialmente
anch'essa alla Brigata "Avellino", fu ancora più ardua: i
combattimenti per salire da quota 524 alla vetta durarono una
settimana."
Mario
Silvestri "Isonzo 1917"
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