La decima battaglia

Q.383 - Kuk 611 - Vodice 652, 14 - 15 maggio 1917.
"Dalla testa di ponte di Plava, la Brigata "Udine" partì all'assalto di q. 383 e la prese d'un balzo: ebbe appena il tempo di trincerarsi, che fu subito martellata dall'artiglieria austriaca. La Brigata "Firenze" e la "Avellino", che avevano il compito di espugnare il Kuk e il Vodice, traversarono l'Isonzo su passerelle e incontrarono immediatamente feroce resistenza. La "Firenze" (127° e 128° reggimento fanteria), suddivisa in cinque colonne , attaccò il Kuk frontalmente, "sfidando un terribile fuoco l'interdizione". Quattro delle cinque colonne, benché protette da 200 cannoni italiani, il cui fuoco convergeva sulla cima, furono assottigliate e fermate a mezza costa; la quinta riuscì ad arrivare a pochi metri dalla vetta e si arrestò sul far della sera, per trascorrere la notte in quella incomoda posizione. Nel frattempo la "Avellino" (231° e 232° reggimento fanteria) pur subendo orribili perdite raggiunse il costone che congiunge il Kuk col Vodice, espugnò una parte dei fortini di Zagomila e risalì lungo la cresta del displuviale verso la vetta del Kuk. Nel pomeriggio del 15, caduto sul campo il Colonnello comandante del 232° fanteria, la vetta del monte fu raggiunta; ma non erano terminati i combattimenti, perché gli Austriaci, nella maggior parte dalmati, continuavano ad opporre strenua resistenza entro le caverne in cui si erano rintanati, in attesa di un non impossibile soccorso. Fu necessario snidarli con bombe a mano e fuoco di mitragliatrici dagli ingressi occidentali; si impegnarono anche furiosi corpo a corpo alla baionetta: molti Austriaci riuscirono però a ritirarsi dagli sbocchi orientali.
Non appena le cime cambiavano padrone, tosto l'artiglieria austriaca cominciava a bersagliarle di giorno e di notte, aiutata da fasci di proiettori, che illuminavano con poderose lampade ad arco il campo di battaglia: un gruppo di disertori, che cercavano di darsi prigionieri ai nostri, fu inseguito da sciabolate di luce e fatto segno a tiro violentissimo.
In tre giorni di asperrimi combattimenti, le Brigate "Udine", "Firenze" e "Avellino" persero 300 ufficiali e 6000 soldati, non pochi dei quali fatti fuori dalla nostra artiglieria.
La conquista della cima del Vodice (quota 652), affidata inizialmente anch'essa alla Brigata "Avellino", fu ancora più ardua: i combattimenti per salire da quota 524 alla vetta durarono una settimana."
Mario Silvestri "Isonzo 1917"

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