Pezzetti di carne sui sacchetti di terra – Orrore a Val Coalba 18 giugno 1917

18 giugno
. Notte calma.
Appena fatto giorno gli austriaci sparano con i barilotti (bombarde) su i piccoli posti di val Coalba, poco distante da noi, sulla nostra destra. Alle 7 si smonta di vedetta e andiamo nel baracchino, si mangia il rancio. Poi ci mettiamo a preparare il posto per dormire, sentiamo un colpo sul tetto di lamiera del baracchino poi vediamo cascare sulla porta del baracchino una bomba a mano austriaca con la miccia accesa, noi ci buttiamo per terra uno sopra l'altro, la bomba scoppia riempiendoci il baracchino di fumo, ci alziamo e scappiamo fuori, nessuno è ferito gravemente, io mi vedo una mano tutta sanguinosa, me la pulisco e vedo che si tratta di una piccola scheggia e me la levo da me con le dita.
Un'altro pure ha avuto una piccola scheggia in una coscia, a lui pure gliela leviamo da noi poi ci si medica col pacchetto di medicazione e non stiamo neppure ad andare all'infermeria. quando il fumo è andato via dal baracchino rientriamo dentro e vediamo tutte le coperte piene di terra, i fucili e le maschere che si trovavano proprio all'entrata del baracchino dove è scoppiata la bomba sono tutti sforacchiati dalle schegge.
Con la paura che debba arrivare qualche altra bomba non ci mettiamo neppure a dormire.
Il giorno calma fino alle 4, verso quest'ora prendo un bidone e comincio a scendere la mulattiera per andare a prendere un poco di acqua giù alle botti  ma non ho fatto neppure 50 metri che uno scrapnels arriva improvvisamente e mi scoppia a 2 o 3 metri sopra la testa e la rosetta delle pallottole casca a una decina di passi avanti a me, io torno indietro a corsa e rientro nel baracchino dicendo al caporale chi vuole l'acqua vada a pigliarsela perché io non ci vado, è già la seconda volta nella giornata che la scampo. Intanto le granate cominciano ad arrivare più fitte e ci picchiano tutte sulla trincea finché siamo costretti a scappare. Il sergente lascia due uomini di vedetta e gli altri ci ritiriamo circa 300 metri più indietro in una trincea meno esposta ai tiri d'infilata. Mentre corriamo per venir giù in questa trincea uno resta ferito da una pallottola di scrapnels ad una gamba, ed un porta feriti lo accompagna al posto di medicazione.
I colpi arrivano sempre a scariche. Ad un tratto vediamo una granata scoppiare sopra un posto di vedetta e vediamo saltare per aria i sacchetti della trincea e gli uomini che erano rimasti di vedetta. Allora viene il tenente e ci dice di sortire fuori dalla trincea e ritornare tutti i nostri posti. Mentre siamo per uscire arriva un'altra scarica e ci fà rientrare tutti dentro, dopo questa scarica cessa e non si sente arrivare più un colpo. Allora usciamo e ritorniamo sù in trincea, andiamo a vedere dove erano i due di vedetta e li troviamo, uno leggermente ferito ma con i panni tutti stracciati e tutto coperto di terra, a questo il tenente gli dice di andare da se al posto di medicazione. L'altro lo troviamo orribilmente sfragellato, intorno alla trincea si vedono appiccicati sui sacchetti dei pezzetti di carne. Due portaferiti raccolgono i brandelli del povero nostro compagno e li portano via.
Intanto ci portano il rancio ma nessuno ha voglia di mangiare, dopo aver veduto quel poveretto conciato in quel modo.
La sera alle 11 ci viene il cambio e partiamo da quota 1022 a mezzanotte.
19 giugno. La notte alle 1 mentre veniamo giù da 1022 comincia a piovere e ci prende il temporale, allora il tenente ci fa fermare alle cucine di Val Maora. Alle 4 cessa di piovere e ci rimettiamo in cammino e alle 5 arriviamo al Dito e andiamo in baracca a dormire.
Tutto il giorno facciamo riposo.
Dal diario di Giuseppe Tiburni soldato trombettiere

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