La battaglia di Dosso Casina, dintorni del monte Altissimo il 21 ottobre 1915

Ottobre 21
. – Ore 4 ½. Partiamo da Malcesine. Ore 9. Arrivo a Rédécol. – Ordine: occupare la trincea di Dosso Casina. Ore 9 ½. S'incomincia ad avanzare gradatamente. Gli austriaci ci regalano molti shrapnels.
Ottobre 22. Siamo appostati dietro il Dosso Tre Piante, ma più in alto e, passiamo in quella posizione la notte. Continuo fuoco d'artiglieria nemica.
Ottobre 23. Si avanza ancora. In alto alla nostra destra , fra l'Altissimo e il Varagica, sparano gli alpini. Noi attaccheremo di fronte, loro di fianco. Ore 14. – il Comandante mi chiama e mi affida un ordine da portare al tenente della 2a Comp. già distesa in ordine di combattimento circa 300 m. più avanti di noi. Per andarci è necessario attraversare un pezzo di terreno scoperto. Rimontato il costone dietro il quale mi trovo, incomincio di corsa la discesa (il fianco di questo monte è un susseguirsi di montagne russe).
Quantunque cerchi di star curvo, pure il nemico mi vede e comincia a tempestare quella zona di shrapnels. Udendo il sibilo avvicinarsi, mi getto a terra, aspetto che il proiettile scoppi, indi riprendo la corsa. Così, a sbalzi, arrivo alla meta; ma mentre in piedi davanti al tenente, gli consegno l'ordine, uno shrapnel scoppia proprio sopra la mia testa a non più di quattro metri, seminando tutt'intorno un'infinità di schegge. Un volontario, certo Colombo, che era in piedi vicino a me, resta ferito gravemente alla testa: una pallottola mi colpisce in pieno petto, ma forata una gibernetta, va a conficcarsi nei miei caricatori, senza farli scoppiare, ed io resto miracolosamente illeso.
Il Colombo vien medicato alla meglio e non avendo acqua da potergli lavar la ferita, si adopera del liquore che esso tiene nella borraccia: non so se sia cedro o anice.
Più tardi, con gran fatica, dato il terreno impraticabile, lo trasportiamo, ormai in fin di vita, al primo posto di medicazione. Muove a stento le labbra e chiama: mamma, mamma, sparano ancora?
Altri volontari son rimasti leggermente feriti.
Ore 16. Si muor di sete. Col vol. Bellet vado fin a Rèdècol (3 ore an. e rit.) a riempir le borracce d'acqua. Quando torniamo, la nostra compagnia è avanzata e si è ammassata in una stretta valle, ove al riparo passerà la notte. La raggiungiamo. Tutti ci assaltano per bagnar le labbra.
La borraccia fa il giro di diverse bocche dai Sigg. Tenenti agli attendenti, ed io, resto nuovamente senz'acqua. E Gesù Cristo disse: dar da bere agli assetati.
Pioviggina – è ormai notte. Sotto cespugli e sassi cerchiamo un po' di riposo. Fa freddo.
Ore 22. Un allarme. Le nostre sentinelle hanno avvistato qualcosa di sospetto che s'avvicina. Partono delle fucilate qua e là – più in giù si ode il caratteristico <cep-pum – cep-pum> dei fucili austriaci – qualche pallottola incomincia a fischiarci intorno.
Un momento d'orgasmo – qualche ordine mal compreso – un po' di confusione. La notte è oscurissima, fredda e umida.
Il ten. Moltani mi manda a dar ordine ai Sotto Ten. che facciano innestare le baionette e stian pronti. Vado, torno e resto con lui – con lui mi porto un po' avanti per cercar di scrutare le mosse nemiche.
Più avanti ancora c'è il Comandante del Battaglione Cap. Monticelli: quell'uomo però s'arrischia troppo. Avanzeranno ancora? Che gioia se ci fosse qualche assalto! Intanto l'artiglieria nemica, che dal fuoco dei nostri fucili, ha potuto individuare bene la nostra posizione, incomincia la sinfonia dei colpi ed in poco il tiro è ben aggiustato. Sfido io! Siamo in casa loro e questa zona la devon conoscere al millesimo.
Gli shrapnel ci scoppiano vicinissimi. Qualcuno anche dietro le nostre spalle. Questi maggiormente impressionano perché in caso di una ritirata ci possa tagliar la strada.
Fucileria non ce n'è più; anche il cannone tace e lentamente senza far rumore ci si ritira di circa 500 metri. Riordinate le fila e fatto l'appello, qualcuno della mia compagnia manca. A me ed al vol. Tangorra, un forte giovane che ha già combattuto nelle Argonne colle milizie garibaldine, vien affidato il compito della ricerca.
Baionetta in canna, occhio fisso in avanti, orecchie tese, torniamo nella posizione abbandonata e che gli austriaci avrebbero potuto occupare ma non occuparono, giriamo un po' e trovati quei tre o quattro che non sapevan più dove andare, torniamo a raggiungere il resto del Battaglione.
Ottobre 24
Ottobre 24. Avanziamo nuovamente e risolutamente attacchiamo Dosso Casina. Lo spreco di munizioni che fanno gli Austriaci è addirittura esagerato. Nel pomeriggio le trincee son nostre e quei pochi nemici che han tentato un'ultima resistenza, si sperdono giù dall'altra parte del Dosso, verso Nago.
Gli alpini hanno occupato contemporaneamente Dosso Remit, più in alto a destra.
Austriaci in fuga abbandonarono munizioni, bombe a mano, ed altro materiale da guerra.
S'erano ben equipaggiati per l'inverno.
Ore 18. Si lavora a preparare una piccola trincea che ci possa difendere da un probabile contrattacco notturno. Che freddo!
Ottobre 25. Notte calma. Risveglio di fuoco. Le artiglierie cominciano a bersagliarci, lasciandoci quasi tutti illesi. Basta che uno di noi alzi la testa fuori del riparo, perché quelli là sparino sette otto colpi di cannone. Che asini! Quante munizioni sciupate!
Ottobre 26. Freddo intenso – nebbione – umidità – rancio poco e freddo. A mezz'ora di distanza abbiam trovata una sorgente che è però molto esposta. Là andiamo a prender l'acqua e là gli austriaci si ostinano a sciupare shrapnels.
Nuvolette bianche e rosa saltellano qua e là nel cielo e subito dopo uno scoppio secco di metallo infranto: Lin n n...... con relativa pioggia di confetti.
Ieri contai più di 300 shrapnels nella sola mattinata. Nemmeno uno ci colpì... al contrario ognuno di noi potè procurarsi un bozzolo, una spoletta, una scheggia per ricordo. Come son generosi questi tognini!
Ottobre 27. Mandato dal mio tenente a vedere dove si trovasse una vedetta degli alpini che avrebbe poi dovuto esser sostituita da un volontario, questa che era molto a ridosso dei piccoli posti tedeschi, mi scambia per un nemico e mi spara a bruciapelo tre colpi: per la seconda volta resto miracolosamente illeso. C'è qualcuno che miracolosamente mi protegge. Ore 12. –  Vado in ricognizione col mio plotone più giù verso Nago vicinissimo alla 2a linea di trincee tedesche. Troviamo diversi posti di guardia abbandonati di recente e di premura perché lasciaron tutto.
Munizioni, gavette, borracce, caffè, the, scodelle, lanterne, un po' di tutto insomma. E poi dicono che gli austriaci non son bene equipaggiati! Torniamo verso sera stanchi morti e carichi di bottino
dal diario di Giuseppe Bianchi volontario ciclisti automobilisti 3^ compagnia


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