Falciati dalle raffiche – Zagoria Slovenia 10 novembre 1915
10
novembre.
L’ordine di operazione dice: “Attacco a Zagora puntando su q.300
e successivamente su Zagomilla e sul trincerone del monte Kuk”.
Il
comando della colonna di attacco viene dato al Comandante del mio
Battaglione, che ne è felicissimo.
A
me la cosa invece procura un mondo di guai. Ordini e collegamenti a
destra ed a sinistra con relativo pericolo di essere infilato da
qualche “cecchino”.
Raccomando
al Maggiore Boschi , che opera col suo battaglione a Sinistra, sotto
le case di Zagora, di fare bene attenzione ai passaggi obbligati che
sono letteralmente falciati dalle raffiche di mitragliatrici.
Alle
12 precise ha inizio l’azione. Il nostro Battaglione con un balzo
espugna le case e il trincerone di Zagora, ma il II° Battaglione del
125° è inchiodato al terreno – come prevedevasi – dal fuoco
delle mitragliatrici che producono larghi vuoti.
Gli
ufficiali, sprezzanti del pericolo, si gettano per primi all’assalto
cercando di trascinare nella breccia i gregari: e pagano con la vita
il loro ardimento. Alla testa del suo plotone cade valorosamente il
sottotenente Giosuè Borsi.
Il
nostro Battaglione ha fatto prigionieri 260 Austriaci, ma ha avuto
delle forti perdite. Vi sono diversi Ufficiali feriti, fra cui il
tenente Paoletti che comandava la colonna di attacco. Era un ottimo
ufficiale.
Non
so quante volte ho fatto la spola dal Comando del Settore alle
Compagnie per portare ordini e seguire l’azione per informarne il
Maggiore Menna (comandante del I° battaglione, 126° fanteria,
n.d.r.).
In
un ennesimo ritorno in prima linea, mentre parlavo col tenente
Procaccia per dirgli che il Comando del Battaglione è stato assunto
dal capitano Brunelli, un “cecchino” con una pallottola di
fucile mi ferisce alla coscia sinistra.
Purtroppo
anche Procaccia è stato nel contempo ferito e la situazione sul
fronte di attacco si fa critica, ma validamente contenuta dal tenente
Sestini.
Zoppicando
e strisciando sul terreno, mi avvicino al canalone dove si
trova il Maggiore Menna e l’informo dell’accaduto e della
situazione sul fronte di attacco.
Urge
far ripulire le macerie delle case da “cecchini” che vi sono
rimasti annidati e che procurano le maggiori perdite.
Da
un portaferiti, con il mio pacchetto di medicazione, mi faccio fare
la prima disinfezione e la fasciatura della ferita.
L’artiglieria
nemica batte ora furiosamente le nostre retrovie per impedire
l’arrivo di rincalzi e non è quindi assolutamente possibile di
attraversarle senza esporsi a serio pericolo. Perdo però molto
sangue ciò che mi costringe a raggiungere al più presto il più
vicino posto di medicazione.
Mi
viene in aiuto il fido attendente Martellini il quale si siede per
terra, mi fa sedere sulle sue gambe, mi abbraccia stretto e
scivolando sul terreno, dritto per la china, mi porta fin fuori dal
tiro di interdizione e quindi al posto di medicazione avanzato.
Qui
, dopo una nuova medicazione e fasciatura, in barella, dai
portaferiti, vengo trasportato all’Ospedaletto da campo di Plava.
Lungo
il tragitto passiamo dal posto di medicazione del nostro battaglione
e il tenente medico Fantozzi mi fa fermare per controllare lo stato
della ferita. Mi dice: “puoi raccontarla: la pallottola è passata
da una parte all’altra della coscia, vicinissima all’arteria
femorale, senza lederla, per fortuna”. Controlla il cartellino che
viene appeso ai feriti e dà ordine ai portaferiti di proseguire.
L’ospedaletto
da campo di Plava quando vi arriviamo è pieno di feriti da non
sapere dove metterli. Durante la notte poi si scatena un violento
nubifragio che fa passare l’acqua attraverso il tendone. Questa
bagnarola non ci voleva proprio.
Dal
diario di Antonio Ferrara militare,
126° reggimento fanteria, brigata Spezia. Poi 56°, brigata Marche.
Poi Ufficio commissariato XXI^ divisione. Direzione di Commissariato
XII° Corpo d'Armata, Sottotenente, tenente, capitano commissario
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