Com’è stata scoperta e decifrata la stele di Rosetta che diede inizio all’Egittologia
La
scoperta e la successiva decifrazione della Stele di Rosetta (una
lastra di granito con la stessa iscrizione ripetuta in geroglifico,
demotico e greco antico) hanno posto le basi per la comprensione
dei geroglifici e per la nascita dell’Egittologia, lo specifico
settore dell’archeologia che studia tutti gli aspetti dell’antica
civiltà faraonica. Trovata in Egitto dalle forze conquistatrici di
Napoleone nel 1799 e decifrata pochi anni dopo dal francese
Champollion, la Stele di Rosetta ha una storia avventurosa che vale
la pena di essere raccontata.
La
Stele di Rosetta è una lastra di granito di colore grigio scuro, è
alta 112,3 cm, larga 75,7 cm e pesa quasi 800 kg. Si tratta in realtà
del frammento di una stele più grande la cui restante parte è
andata perduta. Su di essa è iscritto il testo di un decreto
sacerdotale che afferma il culto del faraone Tolomeo V Epifane.
La
stele è stata datata al 196 a.C., epoca in cui il regno tolemaico
affrontava una crisi interna: il consiglio sacerdotale di Menfi che
emanò il decreto lo utilizzò per dichiarare fedeltà al faraone. La
stele rinvenuta a Rosetta doveva essere solo una delle molteplici
copie con il medesimo contenuto esposte per chiari fini
propagandistici in tutti i templi d’Egitto.
Al
di là della rilevanza storica, l’importanza della Stele di Rosetta
è nel fatto che l’iscrizione fu riportata sulla sua superficie in
tre scritture diverse: geroglifici tolemaici (prime 14 righe),
demotico (32 righe) e greco antico (ultime 54 righe). I geroglifici
erano i segni della scrittura ufficiale del regno faraonico; il
demotico era la versione popolare e corsiva della scrittura
geroglifica; il greco era la lingua e scrittura della dinastia
regnante in Egitto, i Tolomei, dalla conquista di Alessandro Magno
(IV secolo a.C.). Essendo la stele frammentaria il testo
dell’iscrizione è incompleto; tuttavia la presenza delle tre
diverse forme di scrittura è stata la vera chiave di volta per la
decifrazione dei geroglifici egizi.
Il
ritrovamento a Fort Saint Julien el-Rashid
La
Stele di Rosetta fu scoperta per caso da un reparto dell’esercito
napoleonico nella piccola città di Rosetta sulla costa
settentrionale dell’Egitto. La campagna d’Egitto di Napoleone si
svolse tra il 1798 e il 1801 con lo scopo di liberare l’Egitto
allora occupato dagli Ottomani. I francesi furono sconfitti dalla
coalizione turco-britannica, ma l’importanza della campagna è
indiscussa.
Il
reparto di soldati guidato dall’ufficiale ingegnere Pierre-François
Xavier Bouchard era impegnato nel luglio del 1799 nei lavori di
sistemazione di un’antica fortezza egizia rinominata dai francesi
Fort Saint Julien el-Rashid (nome arabo di Rosetta e motivo per cui
la stele si chiama "di Rosetta"), scelta come presidio
difensivo dai francesi in vista dell’imminente scontro con le forze
ottomane.
Nei
lavori di riorganizzazione delle difese, mentre stavano demolendo un
muro, i soldati rinvennero la lastra iscritta. Intuendone
l’importanza, Bouchard trasferì la stele all’Istituto d’Egitto
del Cairo fondato da Napoleone nel 1798.
I
ricercatori e gli scienziati francesi incaricati di seguire la
campagna militare per documentare le meraviglie d’Egitto iniziarono
così lo studio preliminare della stele, intuendo che le tre
iscrizioni erano in realtà identiche versioni di uno stesso testo e
che quindi per la prima volta si aveva la possibilità di recuperare
il significato dei geroglifici egizi, perso da oltre mille anni.
La
decifrazione del reperto di Jean-François Champollion
Diversi
studiosi avevano dedicato gran parte della loro vita all’impresa di
decifrazione della scrittura dell’antico Egitto, soprattutto
inglesi e francesi. Fu proprio il francese Jean-François Champollion
che il 14 settembre 1822 riuscì a trovare la chiave di decifrazione.
Il
punto di svolta fu l’individuazione del nome del sovrano, Tolomeo,
racchiuso nel cartiglio, immagine stilizzata del rotolo di papiro
destinato appunto a racchiudere i due nomi (prenome e nome) dei
faraoni. Il confronto dei nomi dei faraoni racchiusi nei cartigli
nelle iscrizioni bilingui in greco e geroglifico permise allo
studioso di identificare i primi segni.
Da quel momento la strada
fu tracciata: dopo neanche due settimane, nel comunicato ufficiale
del 27 settembre all’Académie des Inscriptions et BellesLettres di
Parigi Champollion descriveva la scrittura geroglifica come
“figurativa, simbolica e fonetica al tempo stesso”. Lo studioso
aveva capito che ogni segno poteva significare diverse cose: ciò che
rappresentava (valore pittografico), una parola astratta (valore
ideografico), il suono di una consonante o gruppo di consonanti
(valore fonetico).
Partendo dalla Stele di Rosetta, Champollion
pubblicò nel 1824 il Resoconto del sistema geroglifico degli antichi
Egizi, la prima trattazione sulla grammatica egizia con il primo
alfabeto di geroglifici fonetici.
L’importanza della Stele di
Rosetta
La
decifrazione dei geroglifici ha ampliato in modo inimmaginabile le
possibilità di comprensione di una civiltà che altrimenti si
sarebbe persa nel silenzio del tempo. Lo studio e la lettura dei
geroglifici rende gli egittologi capaci di comprendere molti degli
elementi più caratteristici della civiltà faraonica. Religione,
politica, cultura, vita quotidiana: ogni aspetto della vita
dell’antico Egitto può essere conosciuto grazie al lavoro di
Champollion e degli egittologi che hanno seguito le sue orme.
La
traduzione della Stele di Rosetta da parte di Champollion ha posto le
basi per la nascita dell’Egittologia scientifica. A tutt’oggi
questa frammentaria lastra di granito è considerato uno dei più
importanti ritrovamenti della storia e nella sala del British Museum
dove è esposta dal 1802 viene ammirata da più di 6 milioni di
visitatori ogni
anno.
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