La trasformazione del cuore

Il "cuore" - è stato ancora una volta sottolineato - è la traduzione del termine giapponese kokoro o shin, che indica in realtà la totalità di mente, spirito, emozioni, volontà e psiche, fino a significare, nel senso più ampio, la vita stessa. Da questa premessa Bottai e Alocci hanno spiegato come, nella lettura che ci offre il presidente Ikeda, la felicità o l'infelicità, la soddisfazione o l'insoddisfazione, la vittoria o la sconfitta, dipendano solo ed esclusivamente dalla direzione che riusciamo a dare al nostro "cuore". Alla base di tutto, l'oscurità fondamentale e la natura di Budda: due componenti della vita, entrambe sempre presenti, entrambe indispensabili. Quindi la nostra decisione di far emergere l'una o l'altra. Da questa scelta non dipende soltanto il nostro stato vitale interiore, ma anche la risposta dell'ambiente. La decisione è la chiave: la trasformazione è simultanea. Può darsi che l'effetto abbia bisogno di tempo per manifestarsi, ma si crea nel momento stesso in cui decidiamo. In qualsiasi impresa umana, la direzione del cuore determina il tipo di risultato. Lo stesso desiderio può essere sostenuto da motivazioni diverse. L'azione di cercare un lavoro migliore è la stessa, ma i risultati sono diversi come diversa è la direzione del cuore. Spesso accade che le azioni vadano in una direzione - dettata magari dal buon senso o dalle convenienze - mentre il cuore tende nel senso opposto. Le due forze si annullano e non si riesce a raggiungere alcun risultato. Al contrario, se le azioni concordano con la direzione del cuore nessun ostacolo potrà impedirci di realizzare i nostri obiettivi, per quanto grandi possano essere. Il punto è: come possiamo cambiare la direzione del cuore? La risposta del Buddismo è nella pratica del bodhisattva. In tutte le sue lezioni il presidente Ikeda sottolinea l'importanza di credere nella natura di Budda propria e degli altri, di recitare Daimoku e lottare per la felicità propria e degli altri, come se il sé e gli altri fossero (e dal profondo punto di vista del Buddismo lo sono) inscindibili. La pratica del bodhisattva dà al nostro cuore una direzione definitiva verso la felicità e la pace. In essa risiede la trasformazione del karma. E dato che kosen-rufu è un'impresa eterna, sempre in divenire, se tendiamo in quella direzione la nostra vita potrà avanzare costantemente. La SGI, prima ancora che un'organizzazione religiosa, è l'organizzazione mondiale dei bodhisattva il cui spirito è il vero motore che la ispira. Non c'è modo migliore di imparare e allenarsi a sviluppare lo spirito del bodhisattva che partecipare alle sue attività. L'unica tecnica, quindi, è recitare Nam-myoho-renge-kyo per sé e per gli altri, imparando il corretto modo di praticare grazie al maestro che, tramite il suo esempio, ci indica la Legge. A volte riusciamo anche a usare le parole di sensei per litigare fra di noi, scordandoci la cosa più importante, cioè sintonizzarci sul suo cuore. Abbiamo anche bisogno dell'elasticità necessaria per rinunciare a convinzioni e credenze errate sulla base delle quali abbiamo vissuto fino al momento presente per aprirci alla saggezza del Budda da sempre intrinseca alla nostra vita.
NR 430 intervento di Andrea Bottai e Pamela Alocci

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