Seppellito vivo
Maggio
1917, i Granatieri di Sardegna combattono la Decima battaglia
dell'Isonzo.
Il
sottotenente Giuseppe Russo è lì, sta combattendo da un giorno
intero e racconta ciò che vedono i suoi occhi.
25
maggio
All'alba
incomincia il tiro d'artiglieria nemica, mi abbatte il muricciolo e
mi seppellisce con molti granatieri parte dei quali soccombono. Resto
ancora al mio posto e, seppellito una seconda volta e contuso, mi
sposto a sinistra. I feriti chieggono aiuto, è impossibile il
trasporto, ne aiuto e ne medico qualcuno. Ritrovo parte della mia
compagnia.
Il
fuoco d'artiglieria è violentissimo, la nostra piglia il sopravvento
ma quella nemica non si arrende. È il pomeriggio, il caldo e la sete
sono insopportabili, io ho le labbra sanguinanti, ho perduto la voce,
la gola mi arde. Verso il crepuscolo si avanza sotto il tiro
incrociato delle mitragliatrici nemiche, molti cadono colpiti alla
fronte, molti tenacemente proseguono e si spingono avanti. Le
mitragliatrici aumentano.
È
impossibile avanzare. Facciamo sosta su quota 219 e ci rafforziamo
con pochi sassi.
Bevo
l'acqua sporca di lubrificanti d'una mitragliatrice austriaca. La
notte si lavora.
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