Protezione del confine e fortificazioni di 2 linea
Il 14 settembre l'arciduca Federico,
precisava al generale Rohr che, pur allontanandosi le formazioni di
marcia del 3° e del 18° Corpo d'Armata di Graz ed Innsbruck, non si
doveva diminuire le misure di sicurezza nel territorio di confine e,
in caso di attacco avversario, la prima difesa doveva basarsi sulle
fortificazioni permanenti.
Nella realtà il generale Rohr non
poteva disporre delle forze promesse; dopo il 20 settembre,
anniversario della presa di Roma, giorno considerato di una probabile
entrata in guerra dell'Italia, furono tolti da tutti i circoli
militari i battaglioni di marcia per inviarli alle armate di campagna
e anche varie unità di Landstrurm andarono nelle teste di ponte del
Danubio. Anche successivamente, non si potè fare un sicuro
affidamento sui battaglioni di marcia dei circoli di Graz ed
Innsbruck.
Gli alti comandi erano ben consapevoli
delle difficoltà per il Gruppo Rohr; il 20 settembre limitò il
compito della grande unità alla sola resistenza attraverso le
fortificazioni. Le opere dovevano fermare l'avanzata fino
all'estremo. Alla fine del mese, ci fu l'arretramento delle truppe di
difesa mobile negli alloggiamenti invernali ed anche la difesa del
vertice meridionale del saliente trentino fu arretrata dalla linea
dello sbarramento Adige-Arsa a quella della zona
Riva-Rovereto-Folgaria. Questo si potè fare perchè gli italiani
diminuirono le forze di frontiera.
Il comando del Gruppo si occupò in
particolar modo di colmare le lacune esistenti: formare nuovi reparti
con l'aiuto dei due comandi. Si formarono da compagnie di complementi
di Landsturm e con reparti di protezione ferroviaria battaglioni di
Landsturm e dalle unità di complemento di cavalleria, artiglieria e
zappatori nacquero dei plotoni di marcia e con le artiglierie che non
erano utilizzate nei forti si formarono nuove batterie. Un buon
aumento delle forze della grande unità si ebbe con i nuovi
battaglioni di riserva dei reggimenti di fanteria n.29 e 37, i cui
membri erano dei gruppi di lavoratori militarizzati dai reggimenti di
campagna con la stessa numerazione, inviati in Tirolo. Provenivano
dalla pianura ungherese e svolsero bene il loro compito.
Oltre a questi reparti, nacquero anche
dei corpi volontari; in Carinzia furono costituiti 4 reggimenti
(10.000 uomini) che furono impiegati anche in servizio di frontiera,
la regione di Salisburgo fornì 6 battaglioni, l'Alta Austria 4.
Quest'ultime formazioni erano formate da personale molto giovane: dai
17 ai 19 anni. Anche il battaglione Jungschutzen di Trieste entrò in
servizio. Meno aiuto venì dalla Stiria e dalla Carniola. Il motivo
fu che lo Stato Maggiore non acconsentì che i volontari che
parlavano in sloveno che fosse la loro lingua di comando. A fine
Aprile, il Gruppo disponeva di 25.000 Schutzen volontari: solamente
un quarto era utilizzabile come forza combattente. Nel Tirolo e
Voralberg si ricorse alla istituzione storica degli Standeschutzen.
Il 4 maggio l'Italia rinunciò alla
Triplice Alleanza, dato che il 26 Aprile il nostro paese aveva
sottoscritto il patto di Londra con le nazioni appartenenti
all'intesa.
L'11 maggio l'imperatore Francesco
Giuseppe autorizzò l'incondizionata messa in stato di difesa delle
fortificazioni, mentre l'arciduca Federico gli sottoponeva il primo
schema di radunata e mobilitazione al confine italiano. Il 23 maggio
1915 l'Imperatore designò il generale Viktor Dankl al comando della
difesa del Tirolo con sede a Innsbuck. Quest'alto ufficiale, che si
giovava del valente generale Cletus Pichler quale Capo di Stato
Maggiore, conosceva molto bene il territorio del Tirolo.
Il sistema difensivo austroungarico,
alla frontiera con l'Italia il 24 maggio, era così dislocato:
Forte di Nauders, armato con 2
cannoni campali da 80 mm modello 75 e 2 cannoni dello stesso calibro
modello 94 in casamatta. Il presidio eraun distaccamento del 2°
reggimento Landschutzen e un distaccamento del 7° battaglione
artiglieria da fortezza. In totale c'erano 3 ufficiali e 99 uomini;
Lo sbarramento dello Stelvio era
presidiato da un distaccamento del 2° reggimento Landeschutzen, un
distaccamento del 6° battaglione artiglieria da fortezza e 2
compagnie di riserva del 4° battaglione artiglieria da fortezza. Nel
totale 10 ufficiali, 344 uomini. Inoltre a Taufers, in distaccamento
c'erano circa 100 uomini del 7° battaglione artiglieria da fortezza.
Le opere erano:
Forte Gomagoi, opera in conci di
granito a due piani con 22 cannoniere con 16 cannoni da 90 mm, uno
da 80 mm modello 95 in casamatta.
Il gruppo fortificato del Tonale, aveva
come presidio un distaccamento del 2° reggimento Landeschutzen, 1 e
2 compagnia del 7° battaglione artiglieria da fortezza e un plotone
riflettori. Nel totale c'erano 25 ufficiali, 581 uomini.
Le opere erano:
Forte Barba di Fiori o Blockhaus
Pejo, armato con 2 cannoni da 80 mm a tiro rapido e 4 mitragliatrici
;
Forte Strino armato con 2 cannoni
da 120 mm e 2 obici da 100 mm;
Forte Velon armato con 2 cannoni
da 80 mm;
Forte Saccarana o Tonale, armato
con 4 cupole corazzate con obice da 100 mm, 2 da 80 mm e 17
mitragliatrici;
Forte Presanella o Pozzi Alti,
armato con 3 obici da 100 mm in cupola corazzata, 2 cannoni da 80 mm
M 05 in casamatta e 15 mitragliatrici Schwarzlose.
Il gruppo fortificato di Lardaro,
presidiato da un distaccamento del 2° reggimento Landschutzen e
della 3 e 4 compagnia del 7° battaglione artiglieria da fortezza. In
totale 17 ufficiali e 664 uomini.
Le opere della zona erano:
Forto Corno, armato con 6 cannoni
da 120 mm in casamatta, 3 da 100 mm in cupola corazzata;
Forte Larino, armato con una
batteria in casamatta con 11 cannoniere, armata di 3 cannoni da 120
mm, un cannone da 150 mm ed un altro da 80 mm. C'erano due batterie
in terra su 10 pezzi con 3 cannoni d 90 e 2 da 10 nei magazzini;
Forte Revegler, armato con 3
cannoniere con cannoni da 80 mm M95;
Forte Danzolino, armato con 4
cannoni da 120 mm M 61;
Forte Carriola, armato con 4 obici
da 100 mm in cupola corazzata, 2 cannoni a tiro rapido da 60 mm M 10
e 19 mitragliatrici da 80 mm M 07.
Facoltà
di Storia – Università Cà Foscari Venezia – docente prof.
Casellato Alessandro – partecipante come uditore
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