La guerra dei forti tra altopiano di Asiago e quelli cimbri
Le
ostilità cominciarono nelle notte del 24 maggio. Secondo il diario
dello sbarramento Agno-Assa-Posina fu aperto il fuoco contro i
bersagli stabiliti il giorno prima, mentre secondo la testimonianza
del colonnello Fabbri, “alle ore 3.55 del maggio, il forte Verena,
con due colpi squillanti, metallici,laceranti, che attraversarono il
cielo azzurro, intona l'inno di guerra. A distanza di pochi secondi,
rispondono, da lontano, i cannoni di Campolongo e Cima Corbin.”
Così
si esprime il giornalista vicentino De Mori in merito allo scoppio
delle ostilità: “ben presto poi, sulla valle scrosciò il rombo
delle artiglierie d'assedio nel duello apertosi tra i forti italiani
e i forti austriaci. Era uno spettacolo terribilmente superbo. La
volta della Val d'Astico era come coperta da un nembo di fuoco:
saettanti boati ne laceravano il cielo e incupivano di echi fragorosi
ogni spaccatura e ogni recesso della valle tragicamente silente”.
Nel
suo diario inedito, il soldato Mozzi, artiglierie del 9° da
Fortezza, di Quinto Vicentino, così annotò il primo giorno del
conflitto: “Cominciò il giorno 25 maggio 1915 alle ore 4 del
mattino. Sul fronte della Val d'Assa con fuoco vivace alle ore 7 in
seguito causa la nebbia il fuoco si fece più calmo continuando per
tutto il giorno”. La popolazione dell'altipiano di Asiago così
accolse le prime cannonate che diedero inizio alla guerra: Ad ore 4
del 25 maggio 1915 i colpi di cannone dei nostri forti con i forti
austriaci sono frequentissimi. I tuoni, le scosse, l'eco, che si
ripercuoteva di riva in riva fanno sussultare e trepidare i cuori.
Tutti sono in piedi: niuno sa che avvenga. Come la gente si vede è
un meravigliare, un dirsi: Hai visto? Odi? Che cosa avverrà? Così
passa un giorno, due. Le granate italiane scoppiano sui forti
austriaci, e questi non rispondono”.
Da
parte avversaria l'inizio delle ostilità venne descritto in questo
modo, almeno per quanto riguardò la situazione di Luserna, nel
diario di don Josef Pardatscher, parroco di Luserna: “Circa alle
tre e mezza del mattino i cannoni iniziarono a tuonare. I forti
sparano reciprocamente: i nostri e quelli dall'altra parte, Monte
Verena e Campolongo. Le detonazioni diventano sempre più intense. Le
granate passano come saette sopra il villaggio di Luserna e sembrano
miagolare. Si forma ben presto uno stato di inquietudine generale.
Alle cinque del mattino scrivo le mie volontà. Alle sei mi porto
verso l'altare per celebrare la S.Messa. Nel medesimo istante che
piego le ginocchia per salire i gradini dell'altare avviene uno
spaventosa detonazione.
La
finestra del presbiterio scricchiola paurosamente e i vetri mi cadono
sui piedi. Intanto altre granate cadono sul paese. Mi tolgo in fretta
i parametri sacri e prima ancora di poter uscire dalla chiesa, con il
signor cooperatore Franz Pichler, che avrebbe dovuto dir messa,
giunge alla porta della chiesa la casalinga Sofia Nikolussi Gala la
quale piangendo e con disperazione ci urla: “Mio Dio del cielo! Ci
sono due morti! Non esatto. Vi sono due feriti: Katharina vedova di
Nikolussi Galeno colpita da schegge al femore e con una grave ferita
al ventre la sedicenne Berta Nikolussi Zatta che viene portata
all'interno della canonica e poi appoggiata su un gradino della
scala. Gli do l'assoluzione e l'olio santo”.
Gli
obiettivi che erano stati stabiliti il giorno prima erano:
Il forte Verena doveva dirigere
il suo tiro contro l'osservatorio austriaco fra Spitz Verle e Cima
Mandriolo, e contro l'opera di Spitz Verle;
Il forte Campolongo assieme
alla batteria postata a Costa del Civello doveva battere l'opera di
Luserna;
Il forte Punta Corbin doveva
rivolgere il suo tiro contro gli appostamenti di cima Norre;
Il forte Casa Ratti e le altre
batterie di medio e piccolo calibro per il momento, non avendo un
obiettivo, non doveva aprire il fuoco.
Nel
settore Asiago, gli obiettivi da battere contemporaneamente erano le
opere di Spitz Verle e del Luserna. Sopratutto il forte Spitz Verle
rappresentava un'incognita, dato il mistero di cui sempre era stata
circondata quest'opera e le voci che correvano circa il suo presunto
grosso armamento. Inoltre, l'azione che doveva svolgere la 34
Divisione consigliava la distruzione dell'opera di Spitz Verle.
La
prima giornata di guerra , 24 maggio, non raggiunse lo scopo che si
era prefissato il Comando dello sbarramento; le opere italiane del
settore aprirono il fuoco su gli obiettivi prestabiliti, i forti
austriaci Sommo Alto, Luserna e Verle non aprirono il fuoco, Doss del
Sommo e Spitz Verele spararono solamente pochi colpi, mentre le opere
Cherle e Belvedere diressero il loro fuoco, il primo contro le
posizioni di Campomolon-Toraro, il secondo contro l'osservatorio del
Melignone.
Facoltà
di Storia – Università Cà Foscari Venezia – docente prof.
Casellato Alessandro – partecipante come uditore
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