Il sistema difensivo italiano alla frontiera con l'Austria Ungheria- Piano d'attacco negli altipiani Cimbri – Sviluppo dell'attacco -

Concentrate così le truppe in previsione dell'inizio dell'attacco, questo dovrebbe così svilupparsi:
All'ala destra si formerebbero tre colonne:
La prima (12 compagnie alpine, possibilmente riunite in 3 battaglioni di E.P,M.M,M.T. E I gruppo di batterie da montagna) dalla regione Porta Manazzo-Cima Mandriolo, muovano, con obiettivo iniziale i costoni ad ovest della Sparavieri (di Costa di Sopra 1660 e di Marcai di Sopra 1658), nell'intento di preparare e appoggiare dall'alto lo sbocco della colonna seguente.
La seconda /6 battaglioni e 3 batterie da campagna), per la direttrice generale le Mandrielle-Campo Rosato, avanzi con obiettivi Busa (a sud di Vezzena), Bisele, Capo di Luserna (che basterà osservare), senza attaccare a fondo.
Le tre colonne, che hanno così proceduto collegate e basando la loro azione su quella della colonna di destr, conquistato Pizzo di Verle, debbono eseguire una convwrsione a destra, perno su quest'ultima località. La seconda colonna, col concorso della prima, con obiettivi Malga bassa di Verle (Busa di Verle), Malga cima di Verle; la terza con obiettivi Costa Alta (1581), Malga Fratelli.
Conquistto così l'altipiano di Luserna e lo sbocco di quello di Lavarone, si preparerebbe, dall'orlo del primo, l'attacco di quest'ultimo, con primo obiettivo (si può dire sino ad ora), il Cimone e con quegli altri e con quelle località che le circostanze suggeriranno.
All'ala sinistra si formerebbero tre colonne:
la prima (1 battaglione) per il passo della Vena ed Osteria dei Fiorentini, punti, sboccando a momento opportuno, quando cioè sia stata scossa l'efficienza del Belvedere (GSCHWENDT), punti sul Dure, per appoggiare, sul fianco destro, l'azione della successiva colonna diretta all'attacco di tale località.
La seconda (3 battaglioni – 1 batteria da montagna) sbocci da Forcella Molon, e, con direttrice generale, Cima Valbona, Costa d'Agra, punti sulla Piovena Alta e successivamente sul Durer, col concorso della colonna precedente.
La terza (4 battaglioni e I batteria da montagna) sbocchi dalle valle Valbona e dalla valle Campomuluzzo, con obiettivi la ridotta a quota 1823 (a nord di Cima Maggio); Monte Marona, il Plaut, l'attacco del quale ultimo possono valersi del concorso della seconda colonna.
I battaglioni di riserva dietro la linea Campomolon-Toraro.
Raggiunta la linea generale M. Maronia, Plaut, Durer, la prima e la seconda colonna avanzeranno con obiettivo Malga Cherle, l'occidentale con obiettivi Dosso del Sommo e Sommo Alto.
Al centro (i battaglioni tolte dalla 2 divisione e 2 squadroni tolti dalla T.S)
Resterebbero a sbarramento della rotabile di Val d'Astico verso Val Pegara-S.Pietro – pronte ad ogni modo ad avanzare verso Lavarone a momento opportuno.
In riserva generale ad Asiago 5 battaglioni con 2 batterie da campagna ed 1 squadrone.
E' bene far rilevare, per quanto dirò più innanzi, che tale riserva è istituita esclusivamente per far fronte alle necessità dell'attacco esaminate. Sarebbero dunque in totale 12 compagnie alpine, 24 battaglioni, 12 batterie, 3 squadroni: forza questa che si ritiene la minima indispensabile per un attacco a fondo. E' bene ricordare che nel calcolo delle forze da impiegare si è fatta astrazione delle truppe di presidio delle opera della zona.
Le truppe dislocate alla Marcesina non vennero impiegate, ritenendo che esse siano appena sufficienti a coprire la loro fronte loro assegnata, agendo d'accordo con le truppe operanti nella regione del Lisser. Così pure non furuono spostate le truppe dislocate a Valli dei Signori, ne quelle di Recoaro, poiché si ritiene che esse debbano essere impiegate in Val Leogra ed in Val d'Agno. Infine, sul totale delle truppe segnate nello schizzo II° di codesto comando restano disponibili 9 battaglioni e 5 batterie della I divisione, nonché le truppe suppletive (almeno 2 squadroni ed il 4° bersaglieri); truppe che, abbiamo visto, sarebbe bene spostare da Vicenza a Thiene e a Piovene.
Nello studio, non si parlò delle forze delle altre zone, ma il tutto fu accentrato sugli altipiani Cimbri e quello dei 7 Comuni, esclusa la zona della Marcesina.
Posizioni di resistenza, in caso di insuccesso sono:
nella Val d'Assa: la linea formata da C.Portule-La Rocchetta di Portule-M.Porrecche-M.Verena-M.Campolongo, con occupazione avanzata a Cima Larici. Perduta tale linea, si potrebbe esplicare una seconda resistenza sulle alture di M.Flara, M.Colombara,M.Zebio,M.Interrotto,M.Erio
nella Val d'Assa: esplicata una tenace resistenza sulla linea Campomolon-Toraro, truppe costrette di M.Cimone, e sotto la protezione di queste, raggiungere ed esplicare una successiva resistenza sulla linea Punta Corbin-M.Novegno-M.Alba.
Venivano fatte anche delle ipotesi di possibili scenari dopo la prima fase dell'attacco. In luogo dell'attacco precedentemente esaminato, ritengo conveniente considerate se non sia il caso di approfittare del momento nel quale le forze nemiche non sono ancora concentrate, e di agire perciò, negli stessi primi giorni di mobilitazione, con le forze che si avranno allora sottomano, senza attendere, come nel caso precedente, che si effettui il concentramento stabilito per il 14° giorno.
La sola condizione che dalla parte nemica muta, rispetto a quelle già considerate, sarà probabilmente questa: che i trinceramenti e le opere occsionali avversarie saranno meno guarnite e in condizioni di poter essere meno validamente sostenuto da truppe mobili; mentre dall'altra parte, nulla varierà riguardo l'efficienza dei forti austriaci e all'azione che essi possono esercitare sugli sbocchi dell'attaccante e sul concentramento di questo oltre confine.
Una prima conseguenza sarà quindi la necessità di scuotere, anche in questo caso, inizialmente la resistenza dei forti avversari, mentre, ottenuto tale scopo, l'attacco ulteriore potrà procedere con maggiore speditezza che nel caso precedente. Una seconda conseguenza scaturisce dal fatto che da parte nostra si avranno meno truppe disponibili per l'attacco; occorrerà, cioè, ridurle, rispetto al caso precedente. E la riduzione più conveniente sembra doversi ricercare nella decisione di stare sulla difensiva su una parte della fronte, destinandovi le forze strettamente necessarie, e di rivolgere tutta le altre disponibili ad un attacco risoluto sul resto della fronte stessa.
Per le considerazioni già fatte, il tratto di fronte che consente questa azione risoluta è quello nord-orientale, sul quale, d'altra parte, si può presumere di avere un risultato efficace fin dalla prima fase dell'operazione (concentramento del fuoco sulle opere avversarie), essendo che i forti di Busa Verle e di Campo Luserna di più scorsa efficienza e maggiormente vulnerabili di quelli che si oppongono alla linea Campomolon-Toraro.
Le truppe da impiegarsi sarebbero:
I divisioni di fanteria e 3 battaglioni alpini, con 5 batterie da montagna: si potrebbe cioè, fare assegnamento sulle truppe destinate in occupazione avanzata, e su qualche reparto che possa raggiungere fin dai primi mesi la linea di confine.
Ala Destra :
I colonna: 12 compagnie alpini e 3 batterie da montagna.
II colonna: 3 batterie di fanteria e 2 batterie da campagna.
III colonna: 2 battaglioni di fanteria e 2 batterie da campagna.
Punti di concentramento, direttrici e obiettivi di tali colonne sono quelli stessi assegnati alle analoghe colonne del caso precedente.
Centro:
Verso San Pietro d'Astico: 1 battaglione di fanteria
1 squadrone
Ala sinistra:
sulla linea di Campomolon-Toraro: 3 battaglioni di fanteria
2 batterie da montagna in prima linea
1 battaglione in riserva
Queste ultime forze dovrebbero rafforzare le loro posizioni, portare innanzi, pronte a far fuoco, ma convenientemente mascherate, tutte le batterie di medio e piccolo calabro assegnate alla regione stessa, esplicare un'intensa azione di fuoco atta a nascondere il nostro insediamento difensivo: difendere ad ogni modo, ad oltranza, la linea, finchè non si faccia sentire sul nemico l'influenza dell'attacco proveniente dall'altipiano di Vezzena.
Facoltà di Storia – Università Cà Foscari Venezia – docente prof. Casellato Alessandro – partecipante come uditore

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