Alimentazione e industria
200
grammi di pasta per 4.000.000 di soldati: ogni pasto significa
800.000.000 grammi cioè 800.000 chili cioè 800 tonnellate di pasta
ogni giorno. Queste sono le quantità di cibo necessarie per sfamare
i soldati italiani. L’esercito ha dovuto far fronte a questo
problema organizzativo nel giro di pochi mesi dallo scoppio del
conflitto. La quantità di calorie previste per ogni soldato andava
dalle 4000 alle 4500-4700 per l’alta montagna. Le tabelle
predisposte per il rancio tipo prevedevano 200 grammi di pasta con
relativo condimento di conserva di pomodoro, 750 grammi di pane, 375
di carne, 150 di formaggio, 400 di biscotti (le gallette) e del vino.
Per le truppe alpine veniva prevista un’aggiunta di 150 grammi di
lardo o insaccati al posto del formaggio.
Questa quantità notevole
di alimenti doveva essere acquistata da produttori nazionali o
reperita nelle zone di guerra, anche se l’esercito aveva due
stabilimenti per la produzione di cibo (uno a Scanzano vicino Foligno
e un altro a Casaralta nella periferia di Bologna). É evidente che
in così breve tempo l’industria alimentare italiana non poteva
adeguarsi a una produzione talmente elevata, sebbene lo stimolo a
ingrandirsi favorì l’aumento delle dimensioni e il perfezionamento
delle lavorazioni. Le conseguenze furono due: l’acquisto da
produttori esteri (di paesi alleati, vicini o neutrali), la
diminuzione della quantità di cibo per diminuire gli acquisti. Nel
1916 infatti la quantità di calorie si era abbassata a 3.000
giornaliere, che vuol dire riduzione della quantità di carne e di
pane. L’enorme richiesta di commesse per l’industria nazionale
stimolò la crescita del settore alimentare. Basti come esempio il
legame tra le esigenze nate dal conflitto e un’industria svizzera,
la Nestlè, che grazie alla nuova domanda di prodotti
lattierocaseari, in gran parte sotto forma di contratti governativi,
acquistò diversi stabilimenti esistenti negli Stati Uniti e, alla
fine della guerra, erano 40 le fabbriche in tutto il mondo
appartenenti all’industria svizzera.
Laboratorio
di storia – Università degli studi Cà Foscari Venezia -
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