Carlo I - L'ultimo imperatore d'Austria -
Nato a Persenbeug sul Danubio, nella Bassa Austria, il 17 agosto 1887,
Carlo era il primogenito dell’arciduca d’Austria Ottone Francesco
(nipote di Francesco Giuseppe) e di Maria Giuseppina, principessa
di Sassonia.
Alla nascita era il quinto in linea di successione dopo Rodolfo, il figlio
di Francesco Giuseppe e Elisabetta d’Austria, suo nonno, suo zio
e suo padre. Nel 1889 l’arciduca Rodolfo morì suicida a Mayerling.
Nel 1896 suo nonno Carlo Ludovico, fratello minore di Francesco
Giuseppe, morì e Carlo salì al terzo posto. Nel 1906 la morte del padre lo rese secondo, dopo suo zio Francesco Ferdinando.
Nel 1911 sposò Zita dei Borboni di Parma. Dal matrimonio nacquero
8 figli, l’ultimo dei quali venne alla luce dopo la morte di Carlo.
La sua carriera militare, dopo gli studi in giurisprudenza a Praga, prese il via nel 1903 e terminò nel 1916, quando salì al trono. Carlo era
infatti diventato principe ereditario alla morte dello zio Francesco Ferdinando, ucciso il 28 giugno 1914 a Sarajevo. L’attentato mortale fu
l’innesco dello scoppio della Grande Guerra.
Due anni dopo l’inizio delle ostilità, alla morte del prozio Francesco
Giuseppe, il 21 novembre 1916 Carlo divenne imperatore col
nome di Carlo I. Il 30 dicembre fu incoronato nella chiesa di Santo
Stefano, cattedrale di Budapest, come re apostolico d’Ungheria
col nome di Carlo IV.
Carlo ereditava una potenza in crisi e in declino: l’Austria-Ungheria
era infatti minacciata dall’espansionismo della Germania, dal prolungarsi della guerra che stava prosciugando le già malferme finanze imperiali e da grosse problematiche di approvvigionamento di
materie prime a cominciare dai cereali, la cui produzione in Austria
era crollata dai 91.000.000 di tonnellate del 1913 ai 28.000.000 nel
1917 e in Ungheria dai 146.000.000 ai 98 dello stesso anno. Anche
l’esercito, da sempre legante e pilastro della duplice monarchia, risentiva in maniera evidente del peso di tre anni di guerra e della vicinanza del potente alleato, sempre più tecnologicamente avanzato
negli equipaggiamenti.
L’imperatore, che aveva avuto la possibilità di agire sul fronte già dal
settembre 1914 ne era consapevole, ma la sua giovane età ed un
carattere mite, ben diverso da quello di Francesco Giuseppe, non
sempre lo aiutarono nei rapporti con gli alti vertici militari.
Diventato imperatore assunse, fatto inusuale, il comando supremo di
tutte le sue truppe. Tra le sue prime decisioni, ci fu il trasferimento della sede del comando supremo da Teschen a Baden, vicino a Vienna.
Di seguito, con un suo proclama, espresse l’intendimento di cercare
una soluzione pacifica alla guerra in corso:
…Voglio fare di tutto per bandire, nel tempo più breve, gli orrori e
i sacrifici della guerra e rendere ai miei popoli i benefici scomparsi
della pace, non appena me lo permetteranno l’onore delle armi, le
condizioni vitali dei miei stati e dei loro fedeli alleati e la testardaggine
dei nostri nemici.
Il percorso iniziò con la sostituzione dei vertici militari e civili favorevoli alla guerra e filo-tedeschi. Il capo di stato maggiore (Conrad
von Hötzendorf) ed il ministro degli affari esteri (István Burián) furono
avvicendati da Arthur Arz-Straussenburg e Ottokar Czernin, due personalità più “morbide” e apparentemente in linea con l’imperatore.
Intuendo che la questione dei nazionalismi che infiammavano
l’impero, specialmente per la componente slava, metteva a rischio la pace interna e allontanava quella internazionale, progettò uno Stato su base federalistica, volendo realizzare, o comunque percorrere, la via già tracciata in forma embrionale dallo zio
Francesco Ferdinando.
Contemporaneamente, attraverso il cognato Sisto di Borbone-Parma,
cercò di avviare delle trattative segrete per giungere ad una pace separata con Francia e la Gran Bretagna. Il tutto in gran segreto senza
nemmeno mettere al corrente il suo ministro degli esteri Czernin, da
lui voluto a capo di quell’importante dicastero.
Purtroppo l’iniziativa venne scoperta, resa pubblica e diede spazio
alla Germania per imporre a Carlo una smentita ufficiale e per assoggettare l’esercito austro-ungarico al controllo e direzione del comando supremo tedesco.
Le sorti del conflitto ad ottobre 1918 divennero, su tutti i fronti, favorevoli all’Intesa. Il 14 ottobre il ministro degli esteri barone István Burián, subentrato a Czernin, chiese l’armistizio sulla base dei “14 punti” di
Wilson, e due giorni dopo, il 16 ottobre, Carlo I emise un proclama che
cambiava radicalmente la natura dello stato austriaco. Ai polacchi veniva concessa piena indipendenza con lo scopo di unirsi ai loro fratelli
etnici della Russia e della Germania in uno stato unico polacco. Il resto
delle terre austriache venivano trasformate in un’unione federale composta da quattro gruppi nazionali: tedesco, ceco, slavo, e ucraino.
Ognuna delle quattro parti doveva essere governata da un consiglio
federale, Trieste invece era destinata ad avere uno statuto speciale.
Il proclama non fece altro che accelerare la dissoluzione della duplice monarchia. Un governo provvisorio cecoslovacco si era unito
agli alleati già il 14 ottobre, e il consiglio nazionale degli slavi dichiarò
indipendente lo Stato degli Sloveni, Croati e Serbi il 29 ottobre 1918.
Poi arrivò l’armistizio e la fine della guerra.
Durante il precipitare degli eventi, l’imperatore si trovò isolato in una
Vienna ormai scossa da continue manifestazioni di piazza. L’11 novembre firmò un manifesto in cui dichiarava: “Riconosco a priori ciò
che l’Austria tedesca deciderà in merito alla sua scelta della futura sua
forma di Stato. Il popolo ha assunto il proprio governo per mezzo dei
suoi rappresentanti. Io rinuncio a qualsiasi partecipazione al governo
dello Stato. Contemporaneamente esonero dal suo mandato il mio
governo austriaco”. Sostanzialmente un’abdicazione anche se Carlo,
fidandosi di alcuni uomini politici che gli garantivano il mantenimento
della dinastia, aveva in progetto solo di ritirarsi momentaneamente
dal ruolo pubblico, lasciando spazio a una monarchia costituzionale e
federalista. Così non fu, il giorno dopo fu proclamata la caduta della
monarchia e la sera stessa Carlo si vide costretto a lasciare Vienna
per ritirarsi in una tenuta ad una ventina di chilometri dalla capitale.
Il 23 marzo del 1919 la famiglia imperiale lasciò il paese per la Svizzera
e il 3 aprile il governo austriaco sanciva ufficialmente l’esilio del sovrano e la confisca dei suoi beni. Tentò due volte, a marzo e a ottobre del
1921, di tornare in Ungheria per restaurare il regno.
La seconda volta fu anche arrestato e costretto all’esilio detentivo definitivo all’isola di Madera, dove arrivò con la famiglia il
19 novembre 1921.
Lì morì per insufficienza respiratoria il 1º aprile 1922, a seguito di una
infreddatura mal curata trasformatasi in polmonite.
Dal Piave all'Isonzo - fiume della Memoria - Progetto Comune di Gorizia - Da teatro di guerra a laboratorio di pace -
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