Prologo
Sono passati ormai moltissimi anni da quando, appena
ragazzo, mi ritrovai a combattere nella prima guerra
mondiale.
Le vicende che mi videro coinvolto furono di una tale
portata storica che ancora oggi stento a credere di
averle vissute in prima persona.
Eppure non sono gli altisonanti avvenimenti, che per
le nazioni hanno significato gloria o disfatte, ad essere
rimasti fissati indelebilmente nella mia mente, ma un
singolo episodio, accaduto la vigilia di San Silvestro
del 1917.
Eravamo su di un monte il cui nome incuteva terrore a
chiunque vi salisse: Tomba.
Oggi ormai sono vecchio e consapevole del fatto che
non mi restano molti giorni da vivere ancora, eppure
sento un desiderio su tutti: non lasciare che il tempo
cancelli la memoria di quei tempi andati, fatti di
uomini straordinari, che in giorni straordinari seppero
compiere gesti straordinari.
Le cose di un tempo non tornano più, le si aspetta
impazienti per mesi ed anni, fino a che un giorno ci si
rende conto che il nostro desiderio è sparito per
lasciare spazio ad una sterile speranza, fatta più di
rimpianti che di nostalgia.
Accade con le persone, con i luoghi, con i ricordi.
Prima che questa diventi leggenda, voglio allora
chiedervi qualche minuto per ascoltare la mia storia,
iniziata in una giornata come le altre al fronte, quando
alle 5:00 arrivò la corvée come ogni mattina.
Tratto dal libro "Il Bacio della buonanotte" di Davide Pegoraro
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