Venezia FC: Corriere del Veneto - Virus, altri due casi sospetti al Venezia - Vacca: " Io sto bene "

Altri due casi sospetti di coronavirus al Venezia, dove nella giornata di lunedì è emersa la positività di Antonio Vacca (in foto) . Il centrocampista potrebbe non essere il solo a battagliare contro il virus. A spiegarlo è il dg Dante Scibilia: «Preferiamo al momento non rivelare i nomi dei giocatori coinvolti – dice – almeno fino a quando non si saprà tutto con certezza. I sintomi sono febbre e tosse, essendo molto avanti con la stagione, il dubbio che possano essere positivi al coronavirus c’è. Non abbiamo facoltà di sottoporli a tampone, dobbiamo avanzare una richiesta che abbiamo già presentato alle autorità sanitarie. A sua volta chi di dovere deciderà se accettare la richiesta che abbiamo motivato con la positività di Vacca, anche se non lo vedevamo da circa 20 giorni, l’ultimo allenamento si è tenuto il 12 marzo». Da parte sua Vacca ha affidato ai social un videomessaggio in cui si mostra in buone condizioni fisiche. Il centrocampista arancioneroverde spiega: «Come avrete appreso dai siti di informazione sono risultato positivo al coronavirus. Ci tenevo a comunicarlo ai tifosi, visto tutti i messaggi che ho ricevuto. Ho sentito la vicinanza della gente e questo è stato bello. Sto bene e sono sotto osservazione dei medici che mi mette a disposizione il Venezia. Volevo lanciare un messaggio che può sembrare banale, ma non lo è: restate a casa per non compromettere tutto il lavoro che stanno facendo medici e infermieri per coloro che si ammalano e per tutti noi. Insieme possiamo vincere questa battaglia solo se rimarremo uniti fino alla fine a combattere contro il virus». Anche Scibilia rassicura sulle condizioni di Vacca: «Antonio sta bene e sta recuperando la miglior condizione. La speranza è che non ci sia connessione con gli altri due casi sospetti che abbiamo in squadra, vista la distanza temporale che c’è fra l’ultimo allenamento e la data di comunicazione di positività di Vacca. Il coronavirus, purtroppo, si può prenderlo anche in farmacia o al supermercato».
Dimitri Canello
«SISTEMA IN CRISI MA L'INTESA SI FARA'»
«Come finirà? Un modus vivendi lo troveranno ma arrivarci sarà molto complicato». Con l’avvocato Claudio Pasqualin, classe ’44, lunga carriera da procuratore ed esperto di diritto sportivo, si parla del taglio degli stipendi e della crisi tra i club di serie A e l’Aic, quel sindacato calciatori di cui lui fu segretario generale nell’era Campana.
A che punto siamo, Pasqualin?
«Parti molto distanti. La proposta di tagliare le due mensilità in cui non si è giocato, quattro se salta la stagione, era una base di partenza. Il presidente Aic, Tommasi, l’ha definita “vergognosa” e non mi sembrano risposte da trattativa sindacale, a meno che non si voglia alzare un muro. Capisco partire forte ma così si esagera, forse ci si disallinea pure con le esigenze della categoria. Credo che nemmeno la gente apprezzi».
L’Aic dice che il sistema-calcio non è credibile a livello imprenditoriale perché scarica sui giocatori l’eventuale danno economico...
«Giusto. Che il sistema si regga un po’ con lo sputo, che ai livelli più alti si basi su plusvalenze più o meno immaginifiche, è fuor di dubbio. Ma i calciatori dovrebbero rafforzare il concetto di solidarietà. A un taglio dovranno adeguarsi, per forza».
Sistema che si regge sui diritti tv e trema per lo standby della terza tranche.
«Per questo si vuole terminare la stagione. D’altronde, la sopravvivenza del sistema deve stare a cuore anche ai giocatori stessi: già il calcio italiano era in crisi, adesso ne affronterà una devastante, con molti club destinati a non farcela. L’atteggiamento dell’Aic non lo capisco».
Perché?
«Così facendo sembra lasciare il passo alle singole trattative club-giocatore, delegando ai procuratori la definizione del quadro e abdicando alla sua intrinseca funzione “erga omnes”. E non vorrei si finisse per infarcire i tribunali di cause e liti».
Trattative singole, peraltro, complicate da tutti quei bonus che oggi sono routine contrattuale...
«Vero. Vedi i bonus sulle prestazioni. O quelli con cui ci si inventano obiettivi “elementari” per i riscatti».
È un calcio dove il Cittadella in B viaggia sui 60mila euro annui a giocatore: il portiere Paleari ricordava che mica guadagnano tutti come CR7. Che ne pensa?
«Giustissimo tenerne conto. È un calcio dove la A e parte della B sono mondi a parte, rispetto ad altre realtà cadette o a quella C che è l’inferno dei dannati».
In che senso?
«Pochi club solidi come il Vicenza di Rosso, almeno mille giocatori al minimo federale di 26mila euro l’anno. Il professionismo è un’illusione e l’economicità del sistema non regge. Tornerei a una serie A a 18, idem la B, la C massimo due gironi a 18».
Questo strappo si consuma a pochi mesi dall’assemblea in cui l’Aic voterà il nuovo presidente: in corsa l’attuale vice, Calcagno, e Tardelli. Lei come la vede?
«Credo che a questo punto sia giusto cambiare: con tutto il rispetto per Calcagno, un professionista serio, c’è Tardelli alle porte».
Matteo Sorio

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