Venezia FC: Intervista a Leo Stulac e al presidente del Cittadella Gabrielli

Un brutto anatroccolo probabilmente non lo è mai stato, di sicuro però oggi Leo Stulac è diventato un bellissimo cigno.
E ritrovatosi all’improvviso al centro di una favola calcistica, al classe ’94 sloveno va riconosciuto il merito di averla arricchita in un baleno con sette perle, una più preziosa dell’altra. L’ultimo gioiello il regista arancioneroverde l’ha esibito nella notte magica del Penzo, piazzando all’incrocio dei pali, con un destro a giro imparabile da oltre 25 metri, il primo dei tre gol che hanno rullato il Perugia. «Non ho dubbi, tra tutte le mie sette reti quest’ultima è sicuramente la più bella gioca svelandoci il suo podio personale e ha scavalcato la punizione contro il Foggia e l’altro gol da lontano contro il Bari. È ormai il mio marchio di fabbrica? Ci lavoriamo tanto, con Ago (Garofalo, ndr) ci alterniamo nel battere i calci d’angolo perché anche lui ha un gran piede, mi ha servito un rasoterra perfetto, ho preso la mira cercato di tirare proprio nel sette, per me è un momento magico e ho fatto centro. Sono felice perché era uno schema preparato, quando riescono la gratificazione è per tutti». «Io sono del Venezia (fino al 2019 con prolungamento in discussione, ndr) e non penso ad altro che al Palermo. I siciliani sono molto bravi nella manovra, dovremo aspettarli e colpirli, sappiamo come farli soffrire. Per andare in finale dovremo vincerne una, giocare subito al Penzo è una chance da sfruttare».


Presidente Gabrielli, possiamo dire che finalmente giustizia è fatta? «Lasciamo perdere questi discorsi. Sul campo abbiamo passato il turno con merito, e i complimenti vanno rivolti in particolare a Roberto Venturato, che ha saputo infondere calma nei giocatori, gestendo una situazione che non era facile». Ma lei ha avuto paura che le cose precipitassero, dopo il fortunoso pareggio di Nenè a tempo quasi scaduto? «Un po’ di spavento c’è stato, soprattutto perché, a quel punto, c’era il rischio del contraccolpo psicologico nella testa dei nostri giocatori, mentre il Bari poteva rianimarsi. Però confesso che ero più convinto di altre volte, perché avevo visto che la squadra c’era. Aveva già saputo reagire alla grande dopo essere andata sotto per la rete di Galano, mostrando carattere e sicurezza». A completare una serata magica c’è stato un Tombolato degno dei playoff. «In altre occasioni abbiamo avuto una cornice simile per numero di presenze sugli spalti, ma mai come stavolta il nostro pubblico ha saputo regalarci emozioni intense, con coreografie e cori, e i ragazzi hanno sentito quella spinta. Tra l’altro, dopo i timori che potevano esserci nelle scorse settimane per quanto era stato scritto sui social, va rimarcato che anche i tifosi del Bari hanno contribuito alla riuscita della serata con il loro comportamento». Dall’altra parte del tabellone vola il Venezia di Tacopina, che, dopo il 3-0 al Perugia, sfiderà il Palermo. Come vedrebbe una finale tutta veneta? «Sarebbe bella, ma facciamo un passo alla volta. Tacopina lo conosco meno di altri presidenti, ma ho avuto modo di parlarci assieme a margine di un paio di riunioni di Lega: già quand’era al vertice del Bologna aveva espresso un apprezzamento che credo fosse sincero per come è organizzato il Cittadella. Ha mostrato di conoscere bene la nostra realtà e mi sembra una persona diretta. Gli auguro di far bene, ma, intanto, pensiamo a noi…».

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