Venezia FC: Dopo Cremonese-Venezia e prima di Venezia-Pescara

Manita in faccia, dà fastidio. Non è da Venezia. Cerchiamo subito una spiegazione ad una partita cominciata male, con una sfortunata deviazione di Modolo nella propria porta dopo due minuti, e finita che peggio non si può, con la Cremonese che tira all’orso del luna park e chiude in trionfo con un 5-1 che non se lo sarebbe sognato nessuno.Dunque il Venezia – azzardiamo – l’ha persa sui nervi. Una partita preparata in un certo modo – aspettare e ripartire – stravolta dopo due minuti. Ti ritrovi a dover attaccare, ti scopri, e così va a nozze la Cremonese, che ha dimostrato tenuta ed energie a volontà. La svolta dei due rigori, okay, ne parliamo dopo, poi il crollo, perchè sul gol di Pesce, 3-1 a dieci minuti dalla fine, il Venezia si scioglie. Gli ultimi due gol della Cremonese, nei minuti di recupero, arrivano con il Venezia che ha tre uomini in area e sei a centrocampo, fermi, piantati come cipressi. Dice giusto Inzaghi: «Perdere ci sta, ma non in questo modo». Insomma l’arma del Venezia in questo girone di ritorno è stata la serenità, si giocava con la mente libera e oltre ai risultati arrivava anche un gioco gradevole. Nell’ultima settimana è arrivato il peso di un sogno che poteva diventare realtà, una pressione per una squadra che, vogliate o no, è una neopromossa e con scarsa abitudine a lottare per la serie A. E così, davanti a una Cremonese indiavolata, ha fatto il botto. Aggiungiamo un altro fattore: si è giocato in un clima torrido non solo nell’aspetto meteo, torrido perché si è creata col passare dei minuti una tensione insolita, un nervosismo altissimo che ha finito per annebbiare le idee agli arancioneroverdi, portandoli a sbagliare anche le cose facili. Un clima da derby sudamericano, con proteste da ambo le parti non sempre gestite e sedate dall’arbitro, visto che il rigore del 2-1 cremonese è stato riconosciuto inesistente dai cremonesi stessi, con Perrulli franato addosso a Modolo e non il contrario. Detto tutto questo, quando si beccano cinque palloni resta poco da recriminare, “incarta e porta a casa”, si diceva una volta, perché al di là di tutto la Cremonese ha strameritato la vittoria e buon per tutti che in contropiede abbia sciupato almeno altre tre palle-gol limpide.

Addio sogni di serie A diretta e probabilmente anche di quarto posto. In novanta minuti il Venezia ha visto evaporare due miraggi e ci ha rimesso anche la faccia. Tante le giustificazioni, nelle quali i lagunari possono inserire anche una clamorosa svista arbitrale, ma alla fine il risultato punisce in maniera davvero pesante un Venezia che lascia le penne nella penultima di campionato in casa una ex pericolante, al secondo successo nel girone di ritorno dopo 18 giornate di astinenza. Sì, alla base del successo della Cremonese ci sono indubbiamente delle motivazioni maggiori a livello nervoso e di grinta: la voglia di restare in categoria, di non passare per i playout, ha trasformato gli uomini di Mandorlini (reduci comunque anche da un pareggio ad Empoli) in un manipolo di guerrieri votati al successo ad ogni costo. Il Venezia ha sofferto tantissimo questa maggior determinazione avversaria e il gol subito ad avvio gara ha reso ancor più difficile un match che ha visto i lombardi difendere in dieci davanti a Ujkani per buona parte del match, concedendosi qualche iniziativa solamente nella seconda parte della ripresa. Purtroppo a cedere in blocco a un certo punto sono state l’attenzione e la continuità della difesa lagunare che sinora era stata fiore all’occhiello di Pippo Inzaghi, base di partenza dello stupendo campionato del Venezia.

Finisce allo stadio Zini il sogno promozione diretta per il Venezia di Pippo Inzaghi. Finisce con un crollo immeritato, condizionato pesantemente dalla decisione dell’arbitro Pinzani, che a inizio ripresa concede un rigore (inesistente) alla Cremonese per un tuffo di Perrulli che, di fatto, taglia le gambe agli arancioneroverdi. Restano in ballo, invece, i playoff già matematici e che vedranno protagonista sicuramente la squadra di Filippo Inzaghi, qualsiasi ne sia l’esito finale. Del resto ci sono ancora 90 minuti da giocare venerdì sera al Penzo, contro il Pescara, e molto può ancora cambiare, con la speranza di agguantare anche il quarto posto. Vantaggio non da poco perché eviterebbe di giocare il turno preliminare degli spareggi promozione. A Cremona il Venezia perde 5-1 dopo una partita rocambolesca. Non inganni il punteggio finale, perché l’equilibrio è stato massimale fino a dieci minuti dalla fine. E soltanto quando era chiaro che non ci sarebbe stata più la possibilità di rimettere in piedi il match, il Venezia ha mollato psicologicamente e atleticamente. Venerdì il sipario sulla regular season si chiuderà col Pescara, ma di fatto la testa è già agli spareggi promozione, dove l’armata di Pippo Inzaghi potrà recitare un ruolo da protagonista e non certo da semplice comparsa. Alla lettura delle formazioni poche sorprese: nel Venezia l’unica è l’esclusione di Frey, non al meglio e rimpiazzato da Cernuto, Marsura vince il ballottaggio con Geijo.

«Il 5-1 con la Cremonese è arrivato del tutto inatteso, ma non ho dubbi che si sia trattato solo una giornata storta – le prime considerazioni del ds Leandro Rinaudo -. Con obiettività dico che non è stata una delle nostre partite migliori, come ce ne sono capitate per fortuna davvero di rado, nel 2018 solo nel primo tempo di Salerno quattro mesi fa. La si è notata di più proprio perché non siamo abituati a fare queste prestazioni». Il dirigente lagunare si sofferma sugli episodi decisivi. «Prima del riposo ci è stato dato un rigore per un fallo di mano netto ed evidente. Nonostante ciò i lombardi hanno protestato moltissimo, così ad inizio secondo tempo ce ne è stato fischiato contro uno semplicemente assurdo. La gamba di Modolo era a 40 centimetri dall’avversario, addirittura ha retratto il piede quando si è avvicinato». Una decisione che, Rinaudo non lo nasconde, ha avuto il sapore della compensazione da parte dell’arbitro Pinzani di Empoli. «Forse non vedeva l’ora di darlo, altre spiegazioni non ne vedo. Era anche lì vicino, capisco che il dribbling abbia potuto un po’ ingannarlo, ma anziché il rigore avrebbe dovuto vedere che si trattava di una clamorosa simulazione costataci il 2-1. Non sto cercando giustificazioni, si può anche perdere però prenderne 5 è stata una bella batosta che ci può e ci deve servire». Contro il Pescara è lecito attendersi il riscatto per accostarsi al meglio ai playoff. «Una gara determinante, potrebbe valere il 4. posto e vogliamo vincere per non avere rimpianti, pur sapendo che sarà dura con un Pescara col sangue agli occhi come la Cremonese. Il Venezia è fatto di ragazzi intelligenti, prenderanno la sconfitta nel modo giusto, accettiamola senza allarmarci perché siamo tuttora in una posizione privilegiata, che potrebbe esserlo ancor più venerdì sera».

Novanta minuti alla fine, venerdì sera, tante storie ancora da scrivere: Frosinone (71 punti) a un passo dalla Serie A, ma se il Parma (69) passa a La Spezia, i ciociari devono battere il Foggia, essendo in svantaggio sia con i ducali (2-1 e 0-2) sia con il Palermo (0-0 e 0-1). I siciliani sono quasi out: devono vincere a Salerno, sperare che il Frosinone perda in casa e che il Parma non vinca a La Spezia. Rivoluzione a sorpresa a Perugia (63 punti), che si è aggiunto a Venezia, Cittadella e Bari nei playoff, avendo 3 punti di vantaggio sul Foggia (60) e lo scontro diretto a favore: sabato sera è stato esonerato il tecnico Roberto Breda con l’ingaggio di Alessandro Nesta, campione del mondo con Inzaghi a Berlino 2006. Il Venezia, attualmente quinto, può migliorare la propria posizione nell’ultima giornata, ma non può più ambire a sorpassare sia il Palermo che il Parma, avendo lo scontro diretto negativo con gli emiliani (0-1 e 1-1), anche in caso di arrivo a tre a quota 69 (Parma 8 punti, Venezia 5, Palermo 2).Per scavalcare il Palermo, gli arancioneroverdi dovranno battere il Pescara, che non è ancora salvo, e sperare che gli isolani non vadano oltre al pari a Salerno. Con un pareggio il Venezia (66 punti) non riuscirebbe a evitare il primo turno dei playoff, ma avrebbe il vantaggio dello scontro diretto al Penzo perché sarebbe irraggiungibile dal Cittadella (63) con cui ha gli scontri diretti in parità (2-1 e 1-2) e, al momento, una miglior differenza reti (+14 contro +11) e farebbe scattare le due vittorie contro il Bari (64 punti, 3-1 e 2-0), qualora i pugliesi superassero il Carpi al San Nicola. Il Perugia chiuderà all’ottavo posto qualunque siano i risultati dell’ultima giornata, quindi l’avversario più plausibile per il Venezia nel primo turno dei playoff.

Sarà tutt’altro che una passerella l’ultima giornata della regular season di Serie B. Venerdì 18 maggio allo stadio Penzo (ore 20.30) il Venezia ospiterà un Pescara che, perdendo 1-0 in casa con l’Ascoli, si è complicato il cammino verso la salvezza, non ancora certa dato che il margine sui playout è sceso a due soli punti. Dopo una domenica per rifiatare, oggi pomeriggio al Taliercio inizia la preparazione, delicata anche sul fronte disciplinare: tra gli arancioneroverdi nessuna squalifica in arrivo ma intanto sono saliti a 5 (Domizzi e Bruscagin si sono aggiunti a Litteri, Frey e Cernuto) i giocatori che con un’ammonizione salterebbero la prima gara dei playoff. Il tecnico Inzaghi potrebbe dunque tenere in considerazione i cartellini lavorando a qualche novità di formazione, compreso il rientro di Andelkovic fermato nelle ultime due uscite da un ginocchio dolorante.

L’immagine di un ragazzino, di spalle, con la testa rivolta verso l’alto, mentre guarda una grande tribuna piena di spettatori, una tribuna che sembra quella del “Bernabeu”. Una volta i sogni si mettevano nel cassetto, adesso si possono anche tatuare sul braccio. Come ha fatto Leo Stulac. Quel ragazzino del tatuaggio è lui. «Sono felice di quello che ho, ma come tutti i calciatori, il mio sogno sarebbe quello di arrivare ad un club di livello mondiale. Non mi illudo, oggi è già una grande cosa vestire la maglia del Venezia e io per questa maglia cercherò di fare il massimo. Arrivare in Serie A con il Venezia sarebbe fantastico. Il futuro non lo so. Il Real Madrid? Chi non vorrebbe…». Leo Stulac, nuova stella del Venezia di Inzaghi, ospite della Nuova. Due chiacchiere in amicizia, tanto il gol al 94′ contro il Foggia, quanto la sonora sconfitta di Cremona, sono già alle spalle. Che sappia tirare bene le punizioni è noto, cerchiamo di sapere qualcosa di più su questo ragazzo sloveno rimasto a soffrire per mesi in panchina, prima di dimostrare tutto il suo valore. «Da qualche mese la mia vita è cambiata» racconta «ma ero certo che prima o poi sarebbe arrivato il mio momento. A gennaio avevo la possibilità di andare in un altro club, ma ho scelto di restare e ho fatto bene. Il mio club è il Venezia». Il mister? «È una persona straordinaria. Da lui c’è solo da imparare. Quando ero ragazzo lo vedevo in televisione, uno degli attaccanti più forti del mondo. Una grande emozione essere un suo giocatore. Vedi che vive per il calcio, lo studia, sa coinvolgere tutti. E poi ha una voglia di vincere che non finisce mai e la trasmette a tutti noi». Chiudiamo con la Nazionale. Ci siamo? «Due mesi fa ho ricevuto la prima convocazione, ma sono rimasto in panchina. Ci spero, non mollerò è un sogno e anche questo può diventare realtà. Il campionato sloveno non è più come prima ma i grandi giocatori ci sono: Ilicic su tutti, ma anche Kurtic, Birsa, un giovane di valore è Zajc, che gioca nell’Empoli. Essere in questo gruppo è uno stimolo a fare sempre meglio».

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